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Jan Lammers e la F1 di ieri: "C'era più spazio per l'uomo e le sue capacità"

Jan Lammers e la F1 di ieri: “C’era più spazio per l’uomo e le sue capacità”

Max Verstappen, l’olandese di oggi. Jos Verstappen, papà, l’olandese di ieri. Nyck De Vries, forse l’olandese del domani. Ma c’è un altro olandese, dell’altro ieri, verrebbe da dire: Jan Lammers. Ovvero, di quando la F.1 era altra cosa, fisica, pesante, per niente sicura. Eppure ci si buttava dentro lo stesso. Di Lammers si ricorda soprattutto la livrea splendida della sua Shadow, un leone multicolorato dello sponsor tabacchifero Samson, un marchio poco noto da noi ma che all’epoca, 1979, si fece notare proprio perché le grafiche delle F.1 di quel tempo erano forse fra le più belle in assoluto: più da guardare dal vero che farle rendere in TV.

“Credo sia stata la più bella grafica di sempre della F.1” dice quando gli ricordiamo quei momenti. Lo abbiamo trovato in un paddock mentre camminava curioso a guardare le auto attuali, a parlare coi pochi tifosi che si ricordano di lui. In fondo ha 66 anni e in F.1 debuttò a 23, alla stessa età Max Verstappen aveva già vinto qualche GP ma deve in fondo proprio a Lammers se è arrivato lì dove è ora. Infatti Lammers, smessi i panni del pilota di F.1 e vinto una 24 ore di Le Mans con Wallace e Dumfries, aveva creato il team Racing For Holland, primo esempio, forse, di un consorzio  dedicato ai piloti e team nazionali. Più o meno nello stesso periodo in cui nacque il Racing For Italy che schierò delle monoposto in F.3. “Erano tempi diversi, bastava poco per inventarsi qualcosa. Ci volevano tanti soldi lo stesso, ma ci si organizzava”.

Recriminazioni di quel periodo? “Non avere avuto una macchina competitiva, ovviamente”. Le differenze di ieri e oggi sono lampanti, sono sotto gli occhi di tutti…”Era una epoca, la nostra, dove la meccanica prevaleva su tutto. Erano auto difficili da pilotare, fisicamente pesanti, non avevamo servosterzo o altri meccanismi. Si lavorava tutto di grip meccanico, l’aerodinamica non era una scienza esatta, si andava per tentativi empirici e se andava bene non capivi mai se avevi azzeccato la parte meccanica o la soluzione aerodinamica. Si improvvisava su tutto, ma c’era più spazio per l’uomo e le sue capacità. Potevi non avere la macchina migliore, ma potevi far vedere cosa sapevi fare”.

Commenti sulla F.1 di oggi e su Max Verstappen campione del mondo? “Contento sia un olandese ad avercela fatta, ma mi viene difficile fare commenti sui piloti di oggi. Secondo me sono almeno 20 anni che la F.1 non è più quella pesante e fisica di una volta, oggi, anzi da 20 anni, vivono comodamente nelle loro monoposto, i valori si sono appiattiti e il confort di guida è altra cosa rispetto ai miei tempi, per cui non saprei davvero cosa dire”. Vorresti provare una monoposto di oggi? “Sì la voglia c’è ma con tutte quelle regolazioni che hanno non so se ne sarei capace. Sono fermo alla vecchia scuola…”

In collaborazione con Automoto.it

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