In Formula 1 è tempo di regolamenti di conti
In un mondiale concluso da tempo, con i doppi titoli a Red Bull e Verstappen, ma ancora apertissimo per i regolamenti di conto in atto. Quello dei due compagni di squadra in Red Bull, con Verstappen che rifiuta dare la posizione a Perez: “Ho le mie ragioni” ha tuonato via radio. “Dopo tutto quello che ho fatto per lui” ha replicato il messicano. Segno di una convivenza non proprio felice, nascosta sotto al tappeto delle vittorie, che fa capire tante cose su Verstappen, la sua fame di vittorie e il ruolo dei compagni di squadra. E che dire di Leclerc, messo a muro nelle fasi iniziali di gara da Norris e capace, grazie anche a due safety car e alla strategia (stavolta perfetta) della Ferrari di risalire fino al quarto posto e chiedere, implorante, al suo box di farlo passare davanti a Sainz: “Negativo, è sul podio, non possiamo farlo” la replica dura e senza appello. “Ok, capisco, ottimo lavoro…” la conclusione amara di Leclerc. Ovvero, in entrambi i casi: io prima della squadra.
Finita qui? Affatto. Un altro col dente avvelenato è Pierre Gasly. Ne ha piene le tasche di Alpha Tauri e di quel mondo Red Bull che lo ha illuso e avvilito dopo, tanto che appena firmato il rinnovo, alla prima occasione è scappato in Alpine. Dove ritrova Ocon con il quale i rapporti non sono difficili, sono pessimi. Vecchie storie fuori dalle piste, compagnie comuni e via di questo passo. “Noi di sicuro lo abbiamo deluso perché non gli abbiamo dato una gran macchina, ma non è che lui poi sia stato così collaborativo…” dicono oggi a Faenza. Di sicuro è un altro spigoloso, capace della gomitata al fianco se serve. Alonso Ocon, Verstappen Perez, Leclerc Sainz, e mettiamoci anche Hamilton Russell, perché gli abbracci e i complimenti ci stanno, ma le proteste via radio col team “Siamo gli unici con gomme vecchie, sicuri sia la strategia giusta?” fa capire che quella vittoria la voleva lui. In fondo è un altro esempio di autoreferenziale egocentrico. Se non fosse così, non farebbe il pilota, dove ognuno di quei 20, Latifi compreso, pensa di essere meglio degli altri 19. Altrimenti non sarebbe lì. Abu Dhabi, fra sette giorni, l’apice di questi regolamenti di conti.
In collaborazione con Automoto.it