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Import-export di elettriche, entro il 2025 il sorpasso dei cinesi

Uno studio tedesco avverte sulla dipendenza dell’Europa dalle elettriche Made in China e invita costruttori e istituzioni ad agire

import-export di elettriche, entro il 2025 il sorpasso dei cinesi

Le elettriche cinesi alla conquista dell’Europa. Il tema è caldissimo e discusso da mesi e un nuovo studio pubblicato da PricewaterhouseCoopers (PwC) fa ulteriore chiarezza sulla situazione.

Il network di consulenza aziendale attivo in oltre 158 Paesi ha analizzato la differenza tra le auto cinesi importate in Europa e i modelli del Vecchio Continente esportati in Cina. Secondo i dati dell’ente, entro pochi anni l’Europa sarà “dipendente” dal Dragone.

Inversione di tendenza

Lo studio non prende in esame solo marchi come Aiways e MG o altri ormai prossimi allo sbarco nel Continente come BYD, Ora, Nio, Zeekr e Xpeng. Infatti, nel corso degli anni tanti costruttori europei hanno spostato una parte o tutta la produzione di alcuni modelli direttamente in Cina contribuendo ad aumentare il flusso di auto elettriche (di fatto) Made in China.

Si parla dei casi di smart e Polestar, i cui modelli, anche se sono disegnati nei centri stile europei, vengono assemblati in Cina. Un altro esempio è la prossima generazione della MINI (da sempre un baluardo della produzione inglese) che sarà costruita vicino a Shanghai nell’impianto di Zhangjiagang, frutto della joint venture tra Great Wall Motors e il Gruppo BMW.

Il saldo auto europee esportate/auto cinesi importate in Europa (EU27 + Regno Unito)
2015 2019 2022 (previsione) 2025 (previsione)
1.699.813 esemplari 152.647  76.045  – 221.888

Se fino a pochi anni fa, quindi, erano le auto “Made in Europe” a conquistare il mondo, entro il 2025 la tendenza s’invertirà portando a una differenza tra export e import di -221.888 modelli. Un numero clamoroso se si pensa che nel 2015 questo valore era di 1.699.813 in favore dell’Ue.

E’ da notare, comunque, come la tabella dello studio consideri sia le cinesi con motore termico che le elettriche, sebbene queste ultime siano ben più numerose delle prime.

Precedenza ai modelli europei

Secondo Felix Kunhert di PwC Germania il trend è chiaro e ha ragioni precise:

“I costruttori europei hanno dovuto fare i conti con problemi nella catena di approvvigionamento e si sono concentrati prevalentemente sui modelli più costosi. D’altro canto, i brand cinesi puntano su elettriche più accessibili e con nuove tecnologie. Basta guardare la classifica dei modelli elettrici più venduti al mondo e si noterà che non ci sono modelli europei nelle prime cinque posizioni.

Per cambiare questa tendenza, le Case europee devono riprendere il controllo delle supply chains, accelerare lo sviluppo e puntare sempre di più sulla produzione domestica”.

Oltre ai costruttori, viene richiesto un maggior impegno da parte delle istituzioni per preservare il know-how e la produzione europea.

Per questo motivo, Kunhert cita l’Inflation Reduction Act degli USA che, tra i vari provvedimenti, limita gli incentivi alle sole auto elettriche prodotte negli Stati Uniti (e a quelle Case che estraggono le materie prime sul suolo americano). Oggettivamente, la legge è stata criticata da più parti, sia per i pochi modelli compatibili con questo impianto normativo sia per le storture in termini di libera concorrenza sul mercato.

Tuttavia, il concetto di base è quello di dare la precedenza alla propria produzione, anche perché PwC stima che le auto BEV conteranno per il 93% delle immatricolazioni nel 2035, anno del tanto chiacchierato addio al motore termico.

Fonte: Strategy&

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