Sono state rilevate delle tracce di amianto nella volta interna del tunnel, che tra le altre cose necessita anche di un nuovo manto
Il Traforo del Monte Bianco necessita di cure. Pochi giorni fa le due società di gestione, quella italiana e quella francese, ne hanno pre-annunciato la chiusura “intermittente” per i prossimi 18 anni, 3 mesi l’anno. La notizia ha generato non poche polemiche all’interno delle istituzioni, che prevedono un rallentamento del traffico merci e problemi a cascata su tutta l’industria.
Si tratta di una delle vie di comunicazione, in entrata e in uscita, più importanti d’Italia. Anche se non situato in una posizione prettamente centrale sul territorio, è una vera e propria arteria vitale per il nostro Paese, soprattutto in ambito commerciale, ma anche turistico. Di seguito vi spieghiamo perché il tunnel necessita di essere chiuso.
Tracce di amianto
L’idea di prevedere delle interruzioni del traffico si è resa necessaria a seguito del ritrovamento, nel cantiere di risanamento dell’impalcato stradale nell’aprile 2021, di alcune tracce di amianto (dal greco amiantos, cioè incorruttibile), sì proprio quel discusso materiale che tanto ha fatto tremare l’intera Italia negli anni ’80 e ’90.
I lavori di manutenzione del Traforo sul lato italiano
Ma perché c’è questo pericoloso materiale nel Traforo? La risposta va cercata all’origine stessa del tunnel.
La sua costruzione è stata terminata nel 1965, anni in cui l’Italia era tra i principali produttori mondiali dell’amianto. Dal basso costo e dalle eccellenti proprietà fisiche e meccaniche, si trattava di un composto – oggi proibito – che garantiva una elevatissima resistenza alla trazione, ignifugo, termoisolante, con una scarsa conduzione del calore e soprattutto fonoisolante.
I lavori di manutenzione del Traforo sul lato francese
Il Traforo sul lato francese
Effetto domino
Queste chiusure del Traforo, sebbene programmate, saranno difficili da affrontare. Secondo il presidente dell’Autorità di sistema portuale di Genova, Savona e Vado Ligure, Paolo Emilio Signorini, metteranno in crisi l’intero sistema logistico italiano; a cominciare da quello su gomma, passando per quello marittimo e ferroviario.
Una prospettiva concordata anche dal presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi, che durante l’assemblea di Confindustria Genova, ha dichiarato:
“Ci sono chiusure programmate di tre mesi all’anno per i prossimi 18 anni. Ne avrei parlato volentieri con il viceministro Rixi se fosse rimasto. Se il piano è confermato sarà un colpo durissimo per tutto il Nord Ovest.
Credo sia necessario a questo punto mettere subito in cantiere la seconda canna del tunnel. Ma si oppone la Francia e allora ci viene qualche dubbio sul futuro. Non dobbiamo essere distratti sulla logistica, serve concentrazione”.
Una delle principali soluzioni per arginare il problema entro pochi anni potrebbe essere quella di creare un secondo tunnel parallelo, che potrebbe per il momento sopperire alla chiusura del tunnel principale nei mesi di lavoro, e, in futuro, cercare di risolvere almeno in parte gli storici problemi di viabilità dell’intera zona, che da anni si ripercuotono su tutta la Valle D’Aosta, soprattutto nei momenti di picco estivi.