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Il limite dei 30 orari ha scarso effetto sulla sicurezza

il limite dei 30 orari ha scarso effetto sulla sicurezza

Il limite dei 30 orari ha scarso effetto sulla sicurezza

La velocità eccessiva è una delle cause principali negli incidenti stradali, su questo non c’è dubbio: lo dicono le statistiche e lo fa pensare il buon senso.

Tuttavia analizzare gli effetti dell’abbassamento dei limiti velocistici è sempre interessante per capire in quale direzione muoversi se si ha a cuore la sicurezza stradale.

Per ragioni legate anche al rumore e all’inquinamento, oltre che alla sicurezza, in molti centri urbani si diffondono sempre più le aree con limite di velocità ridotto da 50 a 30 km/h. Una scelta ragionevole quando applicata correttamente, ma a volte qualche eccesso d’applicazione si nota.

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E’ in questo senso interessante lo studio pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health. I ricercatori hanno analizzato 76 strade nel centro della capitale Nordirlandese Belfast, prima e dopo l’applicazione del limite di 20 miglia orario (poco più dei nostri 30 km/h), e le hanno confrontate con altre strade sempre dell’Irlanda del Nord dove sono stati mantenuti i limiti di 30 miglia (48 km/h) e 40 miglia (65 km/h circa).

Ebbene i risultati dicono che non ci sono state “differenze statisticamente significative” nel tasso di incidentalità e nel numero delle vittime di incidenti. E’ invece emerso che le strade limitate a 20 miglia orarie hanno registrato un traffico inferiore.

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Lo studio conclude che la politica dovrebbe prendere in considerazione altri aspetti alla pura riduzione della velocità.

Secondo Simon Williams, portavoce per la sicurezza stradale del RAC (l’equivalente della nostra ACI): “I risultati dello studio sono sorprendenti, e sembrano suggerire che gli automobilisti che percorrono a Belfast le strade da 20 miglia orarie non rallentano, nonostante il limite di velocità più basso, e questo contrasta con altri rapporti. Sembra insomma che ci sia un serio problema di rispetto delle regole. Di conseguenza lo studio potrebbe dimostrare la necessità, per i comuni, di trovare altri modi per indurre gli automobilisti a rallentare, sia attraverso l’applicazione del rispetto delle norme, sia modificando la progettazione delle strade con isole spartitraffico, dossi o curve di rallentamento ben progettate. Inoltre, le nostre ricerche dimostrano che i conducenti sono meno propensi a rispettare un limite più basso se non lo ritengono appropriato al tipo di strada”.

In collaborazione con Moto.it

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