Lo sta lanciando Jervois Global nell'Idaho e fornirà 2.000 tonnellate all'anno di minerale. In tempo per l'Inflation Reduction Act
Era il 1994 quando l’ultimo pezzo di cobalto veniva estratto dal suolo americano. Poi un lungo periodo di stop, durato circa 28 anni. Fino a oggi. Già, perché la caccia degli Stati Uniti al prezioso elemento sta per ripartire.
Parola d’ordine: diversificare
“Non ci sono molte fonti di approvvigionamento, in particolare nelle regioni politicamente stabili – spiega Crocker –, ed è per questo che una miniera negli States è molto importante”. Frasi che trovano conferme nei dati.
Circa due-terzi del cobalto in giro per il mondo viene estratto nella Repubblica democratica del Congo, dove nonostante i programmi dedicati delle aziende occidentali non mancano accuse di corruzione e sfruttamento dei lavoratori (anche se il Governo locale promette di cambiare le cose).
Lavori in corso nel sito minerario
2.000 tonnellate
Senza dimenticare il boost che servirà dopo l’approvazione dell’Inflation Reduction Act, la legge statunitense che – tra le altre cose – dà accesso agli incentivi per auto elettriche solo se le batterie sono prodotte con minerali estratti in Usa o Paesi amici di Washington.
Fate presto
Intanto, l’America dell’elettrificazione del prende la rincorsa. Dopo la California, anche lo Stato di New York ha deciso per lo stop alle vendite di veicoli a benzina e diesel dal 2035. E con la spinta delle Case alla mobilità sostenibile, una produzione “made in Usa” urge più che mai.
La soglia d’attenzione dei costruttori “è più alta di quella di due o tre anni fa”, ha aggiunto Crocker. Secondo i dati di BloombergNEF, il mercato del cobalto crescerà infatti in poco tempo, passando dalle 127.500 tonnellate del 2022 a 156.000 tonnellate nel 2030. E Jervois Global vuole fare la sua parte.
Fonte: Bloomberg