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Francesì sì, ma Made in Italy: le sorprese di un grande marchio

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Marchio storico legato al Made in Italy (allaguida.it)

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Francia e Italia spesso non sono andati molto d’accordo, ma questa volta le cose sembrano andare diversamente.

Francia e Italia, da anni e anni, sono considerate grandi rivali e compagne non sempre fedeli in ambito politico, commerciale e imprenditoriale. Anche sportivo, se pensiamo alla finalissima del mondiale di calcio del 2006, nella quale trionfarono gli azzurri ai calci di rigore. Ma si sa, soprattutto quando si tratta di commercio è difficile privarsi di collaborazioni assai soddisfacenti e fruttuose.

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Marchio storico legato al Made in Italy (allaguida.it)

E infatti una società in particolare ragiona proprio così. Il brand tutto francese non si fa particolari problemi a sposare in toto il tanto decantato Made in Italy.

Ci riferiamo a Michelin, l’azienda fra le più apprezzate e rinomate a livello globale, che da tempo ormai ha sposato un progetto che davvero sta facendo benissimo al nostro Paese. Anche perché, diciamocelo chiaramente, il blasone targato Michelin è davvero ultra-secolare.

Michelin, storia di un’azienda a 360 gradi: magnifique

Dalla Francia all’Italia con furore. Michelin, oggi multinazionale di straordinario successo, ci ha messo tanto, tantissimo per divenire una realtà tanto apprezzata in giro per l’Italia. Fondata nel 1889, è nota anche per gli opuscoli legati al settore alberghiero e della ristorazione. Come dimenticare, poi, il simbolo aziendale: Bibendum, l’omino Michelin. E’ stato creato nel 1898 dall’artista francese O’Galop. E’ uno dei più antichi marchi registrati. Il suo nominativo deriva dalla celebre frase del poeta latino Orazio (‘nunc est bibendum’). Nel 2023 Bibendum rappresenta 150 Paesi ed è fra i marchi più riconosciuti in assoluto.

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L’omino Michelin, simbolo di un costruttore straordinario (allaguida.it – Media Press)

Piccola curiosità; il corpo di questa figura così celebre è composto da camere d’aria di penumatici. In tutto il mondo detiene circa settanta stabilimenti che producono ben 180 milioni di pneumatici ogni anno, che a loro volta sono venduti in ben 170 Paesi. A dare vita ad un colosso di tale calibro ci hanno pensato Edouard e André Michelin; tuttavia, e questo davvero in pochi lo sanno, già nel 1830 erano iniziate le attività dell’azienda di famiglia nel campo della gomma vulcanizzata.

Successivamente, grazie alla parentela fra la famiglia Barbier e quella Michelin, la società si è specializzata sugli pneumatici per biciclette e solo in seguito per automobili. Il 1895 è la data che segna l’inizio di un ciclo lavorativo destinato a rimanere iconico: il marchio costruisce la prima gomma smontabile per auto. Da quel momento in poi il percorso dell’azienda è solo ed esclusivamente in discesa. Aumentano straordinariamente i siti produttivi, con una parabola da numero uno da Citroen – dal ’34 al ’76 – impossibile da dimenticare.

La Michelin ha anche inventato uno pneumatico antiscoppio, in grado di evitare lo sgonfiamento completo di una gomma forata. Senza dimenticare che ha testato con successo il pneumatico Uptis; quest’ultimo è interamente composto da vari strati di gomma nonché capace di adattare la forma al tipo di terreno. Michelin ha inoltre partecipato a varie corse a quattro ruote dalla fine dell’800 al 1911. Nel corso degli anni ha affidato i propri pneumatici alle categorie del motomondiale, alla Formula Uno e anche al mondiale di rally.

Francia-Italia, altro che sfida: cent’anni di partnership industriale

Se la storia Michelin è straordinaria, beh, impossibile non menzionare quella legata all’Italia. Già, perché dalla Francia al nostro Paese ci sono oltre mille chilometri, ma gli affari non prevedono distanze inscalfibili, insormontabili ed invalicabili. E così è nel caso specifico, come dimostra il fatto che Michelin abbia dato vita alla sua attività in Italia a partire dal 1901. Per essere precisi con collegamenti storici e legami commerciali, esattamente da quando Ernesto Vaccarossi – collaboratore della Gazzetta dello Sport – fondò l’Agenzia Italiana Pneumatici Michelin. Nel 1907 a Torino aprì anche uno stabilimento dell’azienda.

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Michelin (alla guida.it – LaPresse)

Vent’anni dopo ne venne aperto un altro in quel di Trento. Nel 1915 l’azienda iniziò a diffondersi anche in giro per l’Europa, l’Asia, L’america e l’Africa. Aprì svariati impianti nel Regno Unito, in Spagna, Belgio, Olanda,Germania, Stati Uniti, Cecoslovacchia, Argentina e anche altrove. Noi però ci concentriamo sull’Italia, perché forse più di ogni altra Nazione ‘estera’ ha il miglior legame con Michelin; e di sicuro, in special modo dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata quella che ha dovuto risalire maggiormente la china in tal senso. Il secondo drammatico conflitto, estremamente gravoso per tutto il Paese, che ne uscì tragicamente distrutto dopo il ventennio del Fascismo, mise a dura provoa anche gli stabilimenti Michelin.

Questi furono fortemente danneggiati. Per fortuna però dopo la guerra fu possibile la ripresa dell’attività. Risultato? Oggi la capacità produttiva annuale in Italia è di 15 milioni di pneumatici. Ciò rende Michelin il primo produttore ‘italiano’ in questo settore. 4504 i dipendenti, che sono suddivi fra quattro stabilimenti produttivi, una sede commerciale, tre centri logistici nazionali e un polo logistico internazionale. Si tratta anche del primo datore di lavoro del settore in Italia. Senza dimenticare, anche perché proprio non si può, che è leader di mercato a livello di vendite. Dal 2009 ha inoltre investito nei suoi stabilimenti oltre duecento milioni di euro in innovazione e tecnologia.

Ma a livello di produzione come siamo messi?

Tanta storia per Michelin, ma con il solo passato serve a poco. E infatti di carne al fuoco ce n’è parecchia. I siti produttivi del brand, che cura egregiamente la materia dello pneumatico da tantissimi anni, in Italia si trovano tutti in Piemonte. A partire da Torino Stura, dove si producono i cosiddetti semifiniti (tessuto metallico e tessile). Si tratta anche della sede legale di Michelin Italia e polo logistico di distribuzione internazionale.

Arriviamo poi a Fossano, che detiene una capacità produttiva giornaliera di 100mila cerchietti e 220mila chilometri di cavi metallici. Ad Alessandria si trova invece l’impianto dedicato agli pneumatici autocarro con la maggior capacità produttiva d’Italia. Qui all’anno vengono realizzati oltre un milione di gomme nuove e 150mila vengono ricostruite. Circa la metà è destinata al mercato europeo, mentre il resto arriva in Africa e Medio Oriente.

A Cuneo si producono prodotti semifiniti tessili e metallici, camere d’aria, gomme per auto e dedicate a veicoli a trasporto leggero. E’ il più grande stabilimento di pneumatici legati ad auto e trasporto leggero d’Italia; ma, volendo essere pignoli, anche dell’Europa Occidentale (fra quelli Michelin). la capacità è straordinaria: quattordici milioni di gomme all’anno.

Domanda da un milione di euro: cosa propone Michelin?

Probabilmente si fa prima a dire cosa non propone Michelin, dato che la gamma del brand è straordinariamente vasta. A partire dalle auto, dai furgoni e dai camper, che peraltro – parlando degli ultimi citati – sono sicuramente fra quelle più gettonate, in vista del peirodo estivo e delle vacanze che stanno per iniziare per tante famiglie e lavoratori alla ricerca di un po’ di relax. Senza dimenticare moto e scooter, ma anche biciclette, auto d’epoca, autocarri, bus e rimorchi, miniere e movimento terra, agricoltura, aviazione e chi più ne ha più ne metta. Andando più nello specifico, comunque, possiamo facilmente analizzare la gamma CrossClimate.

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Gamma CrossClimate (allaguida.it – Media press)

Gli pneumatici all-season più attesi dell’azienda francese sono in grado di includere vetture di veramente ogni tipologia e segmento, come abbiamo visto, senza mettere da parte qualità e soprattutto sicurezza. Le dimensioni vanno dai 15 ai 20 pollici, anche se Michelin ha deciso nel corso del 2023 di aggiungere anche le gomme da 21 e 22. La gamma si rivolge a chi utilizza pneumatici estivi o invernali, ma anche a coloro che vivono il cambio di stagione con più fatica dal punto di vista della guidabilità. Questa gamma prevede un grande vantaggio in termini di frenata su asciutto, bagnato e neve.

Dal 2024 saranno obbligatori i test di aderenza sul bagnato per gomme usuranti. Ma quanto possono arrivare a costare? Ovviamente dipende dalla tipologia del prodotto e anche dal veicolo a motore che si è scelto di utilizzare. Tuttavia è possibile acquistarne alcuni ad addirittura 200 euro (quelli a venti pollici dedicati ai SUV, disponibili anche su Amazon). Una all-season da 14 pollici – dedicata alle auto cittadine di piccole dimensioni, ma anche a furgoni, camion o veicoli commerciali – arriverà a costare circa 70 euro. Insomma, molto dipende da cosa cerchiamo. Di sicuro, però, sui prodotti Michelin possiamo tutti stare molto tranquilli. A dirlo è la storia, la gamma…e l’Italia.

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