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Formula 1: ecco perché Nico Hulkenberg è il pilota giusto per la Haas

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Formula 1: ecco perché Nico Hulkenberg è il pilota giusto per la Haas

Ammesso che Logan Sargeant riesca a ottenere la superlicenza, c’è un solo sedile disponibile per la stagione 2023 di Formula 1, in Haas. E secondo noi dovrebbe andare a Nico Hulkenberg. In molti storceranno il naso, chiedendosi per quale motivo un pilota ormai trentacinquenne, e per giunta mai titolare negli ultimi anni, dovrebbe meritarsi un’altra chance in una categoria in cui ha militato per un decennio, senza raggiungere i risultati che la sua straripante gavetta nelle formule minori suggerivano come scontati.

La risposta, a ben vedere, sta proprio nella domanda. La Haas negli ultimi anni ha sperimentato sulla propria pelle le controindicazioni dovute al fatto di schierare piloti inesperti. Nikita Mazepin – poi silurato alla velocità della luce con il main sponsor Uralkali prima dell’inizio della stagione 2022 – e Mick Schumacher nel 2021 si sono prodotti in una serie di errori inevitabili per due rookie, ma comunque problematici per una scuderia per la quale il tetto degli esborsi si ferma inevitabilmente ben lontano dal budget cap. E il copione, per quanto riguarda Mick, si è ripetuto anche quest’anno.

Non staremo a fare il conto dei danni causati da Mick nel 2022, come avevano fatto alcuni media tedeschi alla fine dello scorso anno. È sufficiente tenere presente che la Haas si è ritrovata a competere senza avere uno sponsor principale, con conseguenze evidenti a livello di sviluppo – inesistente – della monoposto nel corso dell’anno. E in un contesto del genere, avere in squadra un pilota che mostra una certa propensione a errori con conseguenze devastanti sulle vetture rappresenta una tegola di non poco conto. Ecco perché un pilota con maggiore esperienza potrebbe fare al caso della Haas, così come è stato per Kevin Magnussen, l’usato sicuro su cui il team americano ha puntato a inizio anno.

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Oltre ad avere nel CV un’esperienza decennale in F1, Hulkenberg ha anche un’altra caratteristica che potrebbe fare gola alla Haas, la sua capacità di adattarsi in fretta. Nella travagliata epoca del COVID-19, Hulkenberg si è guadagnato la fama di riserva di lusso, sostituendo senza fare un plissé Sergio Perez e Lance Stroll nell’allora Racing Point nel 2020 e ottenendo il terzo posto in qualifica nel GP del 70° Anniversario a Silverstone. Ma la vera prova della sua flessibilità, a nostro avviso, è arrivata a inizio 2022.

Chiamato a sostituire Sebastian Vettel, positivo al COVID, in Bahrain, Hulkenberg è riuscito ad adattarsi rapidamente a una generazione di monoposto che non aveva mai saggiato in pista, e che nei test aveva costretto diversi piloti ad apportare accorgimenti al proprio stile di guida. In qualifica a Sakhir ha battuto Lance Stroll, e in Arabia Saudita ha concluso la gara al dodicesimo posto, dimostrando di aver imparato dal bloccaggio che allo start in Bahrain gli aveva compromesso la corsa.

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Con la giusta preparazione, Hulkenberg potrebbe tranquillamente rientrare in F1 senza rischiare figuracce. E di piloti con una certa esperienza che possono dire lo stesso, fuori dal Circus, non ce ne sono molti. Nel novero ci sarebbe anche il nostro Antonio Giovinazzi, il cui errore nelle FP1 di Austin, però, non ha certamente deposto a favore della sua causa. A proposito di sbagli, Hulkenberg è un pilota che ne commette raramente. Una qualità non da poco, che potrebbe pure fargli vincere la sfida interna con Magnussen, che, pur essendo maturato, ha ancora una certa tendenza a esagerare, gettando al vento occasioni per cogliere punti.

A pesare sul giudizio di Hulkenberg resta l’infelice statistica che lo vede primeggiare per il numero di gare disputate senza cogliere un podio, ben 181. Nico ha indubbiamente sulla coscienza qualche occasione in cui avrebbe potuto ottenere l’agognato risultato, se non avesse commesso errori. Ma va anche ricordato che Hulkenberg ha passato tutta la carriera in team di seconda fascia, che hanno colto quattro podi in totale nella sua permanenza in squadra. Le sue sbavature al momento sbagliato e qualche mancanza nella gestione delle gomme, specie rispetto a uno specialista del genere come Perez, lo hanno portato a concludere – almeno per ora – la sua carriera senza acuti.

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Alla Haas, in ogni caso, serve più di ogni altra cosa un pilota competente, capace di fornire feedback utili agli ingegneri senza diventare un peso con errori evitabili. Una descrizione, questa, che ricorda decisamente più Hulkenberg che Mick Schumacher. Nel team americano ha sempre prevalso la linea dell’esperienza rispetto a quella dei giovani, finché non è stato impossibile fare altrimenti. Ma un conto è avere in squadra un talento alla Charles Leclerc, un’altra è gestire chi non cerca di superare il limite della macchina, ma il proprio, incappando inevitabilmente in errori.

Il ritorno di Hulkenberg non sarebbe una storia emozionante da raccontare come quella di Mick Schumacher, figlio di un padre ingombrante la cui assenza pesa molto più di tante presenze. Ma non sempre le favole sono meglio di una realtà solida. L’ultimo atto di Nico in F1 probabilmente non raggiungerebbe le vette di quella splendida pole in condizioni miste colta con la Williams a Interlagos nel 2010, presagio di una promessa poi non mantenuta. Ma un tocco speciale si vede anche da un approccio pragmatico, e dalla capacità di adattarsi con tenacia a nuove sfide. E da questo punto di vista Nico non ha nulla da invidiare alla concorrenza.

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In collaborazione con Automoto.it

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