Aston Martin

Formula 1: ecco perché l’Aston Martin ha del vero potenziale

Ecco perché l'Aston Martin potrebbe non essere solo un fuoco di paglia nella stagione 2023 di Formula 1

Aston Martin è stata la vera sorpresa dell’inizio del mondiale 2023 di Formula 1. Sin dai test si era capito che la scuderia di Silverstone fosse migliorata tanto da andare oltre le aspettative della vigilia. Ma il podio di Fernando Alonso ha dissipato anche i dubbi dei più scettici. Dati alla mano, la Aston Martin, con le hard e poco carburante a bordo, è stata addirittura la seconda forza sul finire della corsa di Sakhir. Verrebbe da pensare che questo exploit possa essere ridimensionato col tempo. Ma la verità è che il margine della AMR23 è ampio.

Il primo motivo lo ha spiegato proprio Fernando Alonso. “È un nuovo progetto – ha osservato in un’intervista rilasciata a The Race – che rappresenta solo il punto di partenza di un concetto che abbiamo cambiato durante l’inverno”. “Alcuni dei top team hanno mantenuto la stessa filosofia dello scorso anno, lavorando di fino. Per noi è stato molto più difficile: abbiamo dovuto modificare il 95% della vettura”. La AMR23, insomma, è una monoposto nella sua infanzia, che ha ampi margini di miglioramento.

formula 1: ecco perché l’aston martin ha del vero potenziale

E proprio nell’ottica dello sviluppo l’Aston Martin ha un piccolo asso nella manica. La scuderia di Silverstone lo scorso anno ha colto il settimo posto nel mondiale costruttori, e fino al 30 giugno di quest’anno avrà più tempo a disposizione rispetto a quelle che sembrano le sue dirette concorrenti per quanto riguarda la galleria del vento e l’analisi CFD. Non sposterà moltissimo, ma potrebbe tornare utile soprattutto nella lunga pausa che la F1 vivrà tra il GP d’Australia del 2 aprile e il GP dell’Azerbaijan del 30 aprile.

Nella sua precedente iterazione in F1, il “team Silverstone” che oggi è Aston Martin ha portato in pista una copia della Mercedes dell’anno precedente. La AMR23, invece, pur sposando la filosofia aerodinamica che la Red Bull ha applicato con successo sulla RB18, è un progetto ragionato, che dimostra come il concetto vincente dello scorso anno possa essere applicato anche su una base meccanica differente, dato che Aston Martin è cliente Mercedes per power unit e trasmissione.

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Il fatto che l’Aston Martin sia riuscita in questa impresa è merito anche di Dan Fallows e degli altri tecnici che si sono spostati in tempi recenti da Milton Keynes a Silverstone, non senza qualche strascico. È normale che un tecnico cresciuto sotto l’ala di Adrian Newey abbia imparato da lui quell’approccio progettuale che ha fatto il successo di tanti team, e non solo della Red Bull. Da un mentore così non si può che imparare moltissimo.

L’unico vero punto debole dell’Aston Martin a breve termine è la mancanza di strutture all’avanguardia proprie. Il nuovo polo tecnico a Silverstone, là dove la scuderia ha sede sin dai tempi in cui si chiamava Jordan, è in fase di costruzione, e ad oggi l’Aston Martin impiega la galleria del vento della Mercedes. Ma anche su questo stanno lavorando. Una cosa ormai possiamo dirla: per una volta, Fernando Alonso ha azzeccato il cambio di scuderia. Lo dimostra la sua espressione sul podio, il sorriso di chi sa che quel risultato non sarà un caso isolato.

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