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Formula 1, come è nata la favola dell'Aston Martin di Lawrence Stroll (seconda forza del mondiale dopo Sakhir)

formula 1, come è nata la favola dell'aston martin di lawrence stroll (seconda forza del mondiale dopo sakhir)

Formula 1, come è nata la favola dell’Aston Martin di Lawrence Stroll (seconda forza del mondiale dopo Sakhir)

Dal settimo posto in classifica costruttori a seconda forza nel mondiale di Formula 1 in poco più di 100 giorni: così si potrebbe riassumere l’enorme balzo in avanti compiuto dall’Aston Martin. Un risultato che va oltre le più rosee aspettative del multimilionario canadese Lawrence Stroll. Proprio il boss del team britannico, solamente due stagioni fa, si era dato 5 anni di tempo per poter inserirsi nella lotta di vertice in F1. Al termine del GP del Bahrain l’Aston Martin, grazie ad uno spettacolare Fernando Alonso e un consistente Lance Stroll, figlio di Lawrence, pare abbia già bruciato la tabella di marcia. Una gara è decisamente troppo poco per trarre conclusioni, ma le fondamenta su cui impostare questo 2023 sembrano decisamente solide.

Il boom dell’Aston Martin

La cavalcata di Lawrence Stroll nel Circus iridato parte dal 2018 con l’acquisizione della Force India, ormai in amministrazione controllata, e il conseguente debutto nel GP del Belgio della Racing Point. Team che in sole 9 gare riuscirà a concludere la stagione al settimo posto in classifica costruttori, risultato confermato anche nel 2019 nonostante un’annata più avara di soddisfazioni. Il 2020 è stato l’anno della svolta. La RP20, somigliando spudoratamente alla Mercedes W10 della stagione precedente, ha creato non pochi malcontenti all’interno del paddock. La competitività della monoposto ha permesso a Stroll di regalare il primo podio al team, grazie al terzo posto di Monza, mentre Sergio Perez ha chiuso la breve storia della Racing Point conquistando la vittoria nel GP di Sakhir.

Da abile uomo d’affari, Stroll ha uno sguardo costantemente proiettato al futuro. Acquisite le quote dell’Aston Martin, il manager canadese nel 2021 ha fatto esordire il blasonato costruttore britannico in Formula 1. L’inizio del nuovo corso non è stato privo di difficoltà, con il solo acuto del secondo posto in Azerbaijan ad opera di Sebastian Vettel. L’anno successivo è risultato ancora più difficile, ma Stroll aveva già in mente la riscossa del 2023 concretizzatasi con l’arrivo di figure chiave quali Luca Furbatto e Dan Fallows, oltre al due volte iridato Alonso.

Com’è cambiata la monoposto

Il resto è attualità. Già nel corso della presentazione la AMR23 è apparsa una monoposto estrema, tanto da tagliare i ponti con la precedente AMR22, cercando di prendere ispirazione dai concetti aerodinamici visti sia sulla Red Bull che sulla Ferrari dello scorso anno. I risultati si sono visti immediatamente nei test pre stagionali con Alonso che ha piazzato l’Aston Martin costantemente nelle prime posizioni. Sensazione confermata anche dall’esordiente Felipe Drugovich, chiamato a sostituire l’infortunato Stroll costretto a sottoporsi a un’operazione chirurgica a seguito di una frattura al polso.

La competitività della AMR23 ha risvegliato il leone Alonso che, nonostante le 41 primavere, nel GP del Bahrain è apparso in forma smagliante. Scampato il pericolo al via, in cui è stato leggermente urtato da Stroll, lo spagnolo ha messo in mostra una prestazione maiuscola. A pesare sui 38 secondi di distacco dal vincitore Max Verstappen ci sono anche gli oltre 12 secondi persi nel duello contro George Russel. Ma, grazie al passo gara mostrato, Alonso avrebbe portato a casa il podio anche senza il ritiro della Ferrari di Charles Leclerc. Ulteriore conferma della competitività della AMR23 è il sesto posto conquistato da Stroll. Il canadese si è calato in abitacolo ancora con i postumi dell’intervento e con i soli chilometri del Filming Day effettuato a Silverstone.

 

Potendo contare sulla meccanica (trasmissione e sospensione posteriore) e sulla Power Unit Mercedes, in Aston Martin si sono focalizzati sull’aerodinamica e sul telaio della monoposto. Fin dai primi chilometri la AMR23 è apparsa subito ben bilanciata, soprattutto nelle curve di media percorrenza, e in grado di sfruttare al meglio gli pneumatici. Situazione non scontata, visto che Pirelli ha introdotto un nuovo tipo di gomma all’anteriore costringendo i team a rivedere gli equilibri fra avantreno e retrotreno delle monoposto. Il potenziale della vettura lo si è visto proprio negli stint in cui sono state utilizzate le mescole più dure. L’usura delle Pirelli Hard è apparsa decisamente contenuta permettendo ad Alonso di poter sorpassare le due Mercedes e la Ferrari di Carlos Sainz, mentre Stroll ha inanellato ben 27 tornate con l’ultimo set.

Se durante le qualifiche non si è visto tutto il potenziale della monoposto, pur migliorando di quasi 2″5 il tempo sul giro rispetto lo scorso anno, in gara la velocità di punta è apparso il vero tallone d’Achille della AMR23. L’Aston Martin pare sia stata disegnata per cercare di generare maggior downforce a scapito della velocità in rettilineo. A confermarlo la difficoltà che ha avuto Alonso nelle fasi di sorpasso anche a DRS aperto. La monoposto inglese si potrebbe paragonare alla Ferrari F1-75 dello scorso anno risultando, quindi, potenzialmente pericolosa sui circuiti più guidati.

Gli investimenti di Stroll, fra personale e strutture, stanno dando ad Aston Martin il giusto slancio per crescere e ambire alle posizioni di vertice. E, com’è normale che sia, quando si arriva al top ci si attira ammirazione e critiche da parte degli avversari. I primi a colpire sono stati gli uomini Red Bull con Christian Horner che ha giudicato la AMR23 “molto familiare”, mentre Perez ha affermato provocatoriamente di aver visto tre Red Bull sul podio. Il riferimento è alla somiglianza della vettura inglese con la RB18, indiziato principale Fallows ex capo aerodinamico del team di Milton Keynes. Com’è normale che sia, il tecnico inglese ha portato il suo know how maturato in Red Bull. Tuttavia Fallows ha partecipato solamente alla prima fase di progettazione della RB18, avendo lasciato il team austro inglese a metà 2021 per osservare il periodo di garden leave.

Non siamo certamente di fronte al caso di reverse engineering visto nel 2020 sulla Racing Point. In Formula 1 è prassi assodata prendere spunto dalla monoposto che ha vinto la stagione precedente, ma è decisamente più complicato far funzionare tali concetti aerodinamici su un’altra vettura. Inoltre, pur condividendo motore e galleria del vento con Mercedes, l’Aston Martin ha nettamente surclassato il team della Stella. Il merito va dato sicuramente ai tecnici e agli ingegneri che hanno realizzato la AMR23, ma anche alla visione imprenditoriale di Stroll. Inoltre, con le maggiori ore a disposizione in galleria del vento in virtù del settimo posto conquistato nel 2022, l’obiettivo sarà quello di far progredire ulteriormente la monoposto britannica nell’arco della stagione.

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