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Fiat 124 Abarth Rally – Una “bomba” per il Gruppo 4

fiat 124 abarth rally – una “bomba” per il gruppo 4

Fiat 124 Abarth Rally – Una “bomba” per il Gruppo 4

Per un amaro derapone del destino, la prima auto da rally con il cognome Abarth viene presentata poco dopo che il fondatore ha passato lo Scorpione al gruppo Fiat. Accade cinquant’anni fa, nel novembre del 1972, al Salone di Torino. La Fiat 124 Abarth è il traguardo di un progetto partito da lontano. Dall’autunno caldo del ’69 quando la dirigenza di corso Marconi decide di organizzare un Reparto Corse interno per l’Italiano e l’Europeo Rally, in un sotterraneo di corso Giulio Cesare.

In quegli anni, in Italia è tutto un verniciare i cofani di nero. Inizia l’epocale A112 Abarth del 1970, poi ribattezzata 58 HP. Segue la Fiat 124 Rally del ‘171, anche se da rally proprio non è. La Lancia Fulvia HF. E, naturalmente, la grintosa 124 Abarth Rally. allestita sulla base della 124 Sport Spider 1800 e costruita nei 500 esemplari – necessari all’iscrizione al Gruppo 4 “Gran Turismo” – negli storici capannoni Abarth di corso Marche 38 a Torino, sotto la direzione tecnica degli ingegneri Marco Colucci e Giovanni Sguazzini. In realtà, lo Scorpione forniva già i kit sport alla Sport Spider 1600. Che in quel ’72 aveva già dato grandi soddisfazioni, con il secondo posto nel Mondiale Marche e l’Europeo conquistato da Raffaele Pinto e Gino Macaluso. Ora però serve un’arma per combattere alla pari contro le varie Alpine A110, Datsun 240Z, Ford Escort, Porsche 911. E soprattutto per vincere il derby tutto torinese con la Fulvia HF, ormai quasi a fine carriera. Trazione anteriore (Lancia) contro posteriore (Fiat): un dualismo che divide gli appassionati di una disciplina giovane.

La prima 124 Abarth Rally ufficiale adotta il 4 cilindri bialbero da 1.756 cm e 165 CV a 7.000 giri – 37 in più rispetto alla stradale. Ha due carburatori doppio corpo Weber 44 IDF20/21 e il differenziale autobloccante Borg Warner, il cui caratteristico gemito domina l’abitacolo insieme al sound della marmitta, ovviamente doppia. Per alleggerirla di circa un quintale, è eliminato il telaio della capote fissando il tetto alla scocca, La Rally diventa una spider con la testa dura. E corvina: il nero opaco della parte superiore e dei cofani in materiale plastico risolve ogni problema di tonalità di colore e incattivisce il rosso, il bianco e l’azzurro della carrozzeria. Quattro rostri di gomma sostituiscono i paraurti, mentre sotto i passaruota sono adottate quattro ruote in lega leggera a quattro razze e pneumatici 185/70-VR13. I dischi freno (non più servoassistiti) trovano le pinze Girling, mentre le sospensioni sono a quattro ruote indipendenti: triangoli oscillanti con puntoni di reazione e barra stabilizzatrice all’anteriore. Dietro, una variante dello schema MacPherson, con il montante telescopico integrato agli ammortizzatori con bracci oscillanti, puntoni di reazione di rinforzo, molle elicoidali e barra stabilizzatrice. Numerosi punti di rinforzo aumentano la sicurezza della scocca: in più, nell’abitacolo spartano e terribilmente sportivo compare il roll bar. Tutto è pronto: i piloti privati possono acquistare la 124 Abarth Rally a 3.500.000 lire.

L’omologazione al Gruppo 4 arriva all’inizio del 1973, ma già durante l’estate in corso Marche rilasciano l’upgrade a 1.839 cm e 180 CV. Motore, trasmissione e comparto sospensioni sono adeguatamente rivisti. Nella prova del gennaio di quell’anno, Quattroruote aveva affidato un esemplare di serie nientemeno che a Emerson Fittipaldi. Nel tirarle il collo, lui la trova “quasi incollata al manto stradale, anche tenendo una guida molto sportiva”. Il motore “è la parte migliore della vettura, i giri si perendono con facilità anche nelle marce superiori”. Anche se non si dovrebbero passare i 6.500 giri, El Rato tocca rapidamente i 7.500 superando i 220 km/h di tachimetro. Quando a novembre ne guida una con differenziale autobloccante, conferma il giudizio: “Una vettura veramente buona, con uno sterzo che permette di sentire la strada”. Ottima per andare forte quindi, non necessariamente per correre.  Nel ’74 Quattroruote affida la nuova 180 CV a Paul Frère. Nella guida sportiva sulle colline torinesi, il famoso giornalista-pilota si diverte: “Lo sterzo molto diretto, che dirige le ruote da una sterzata massima all’altra in soli due giri del volante, sembra ideale”.

Il 1 marzo del 1974 la FIA omologa anche la testata a 16 valvole e la cilindrata retrocede agli originari 1.756 cm. Un’escalation: con quattro carburatori la potenza sale a 200 CV a 8.000 giri. E la Abarth domina il podio in Portogallo con Pinto-Bernacchini, Paganelli-Russo e Alen-Kivimaki. Sfiora il titolo Mondiale dietro la Stratos. Però Maurizio Verini e Gino Macaluso vincono l’Italiano. Il massimo della potenza, 210 CV, arriva nella versione 1975 dotata di iniezione meccanica Kugelfischer. Porta in dote un altro secondo posto nel Mondiale (il quarto consecutivo!), le vittorie nell’Europeo, nell’Italiano e nella Mitropa Cup. La 124 Abarth Rally esce di scena nel dicembre del 1975, dopo essere stata costruita in 955 esemplari. Ormai è già l’ora di passare alla sua erede. Dal ’76 all’83, la Fiat 131 Abarth Rally porta alla Fiat tre Mondiali Costruttori, una Coppa FIA Piloti e un Mondiale Piloti. L’ispirazione della tocca anche Pininfarina, che nell’83 affianca la Volumex alla Spidereuropa. Il Reparto Corse creato per la 124 continuerà a sviluppare le Fiat da rally con la Ritmo, la Stilo, la Punto 1600 e la Grande Punto Abarth Super 2000. Al Salone di Ginevra del 2016, un prototipo di Abarth 124 Rally affianca la nuova Abarth 124 Spider a trazione posteriore. Monta un 1.750 turbo da 300 CV derivato Alfa Romeo, ma pazienza. Anzi, c’è chi sorride, piacevolmente sorpreso: allora se ne sono ricordati, di quella finta spider con il pepe al posteriore…

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