Ferrari: il problema è il porpoising. Il progetto va cambiato? Quali aggiornamenti
Le difficoltà che la maggior parte degli ingegneri sta incontrando da tempo deriva dai pochissimi giorni di test in pista. Un fatto a cui bisogna rassegnarsi, tuttavia se l’intento era quello di semplificare il concetto aerodinamico per produrre un campionato con auto sempre più vicine, il 2023 sta segnando una brutta battuta d’arresto. Se davvero il solo concetto vincente si rivelasse essere quello della RB19, ripreso non a caso e per larghi tratti dalla Aston Martin, assisteremmo al fallimento di questo nuovo corso tecnico in tema di maggiore equilibrio e competitività in griglia. Per la semplice ragione che sarebbe praticamente impossibile per chiunque riprendere in tempi brevi una squadra tecnicamente strutturata come lo è Red Bull, copiando. La RB18 (vettura 2022) aveva chiuso ad Abu Dhabi con un vantaggio tecnico di circa 3 decimi consolidati sulla Ferrari, almeno 5 sulla Mercedes. La forbice ora si è drammaticamente allargata e il gap si è moltiplicato. Se fino ad allora solo Max Verstappen riusciva a guidare al meglio, ora la superiorità del team di Christian Horner è dimostrata dalle facili prestazioni di Sergio Perez, che prima faticava. È la fotografia di un dominio oltre le aspettative, che ricorda l’egemonia Mercedes. Di una vettura che non scende a compromessi coi rimbalzi e può permettersi un’ala anteriore inesistente.
Ferrari può recuperare o deve cambiare progetto?
È difficile trovare ragioni diverse se non indicare nel porpoising la radice dei propri mali. Al contrario degli ingegneri di Newey, i tecnici della Ferrari sono costretti a compromettere nettamente il bilanciamento per resistere ai rimbalzi, generando un gap indiretto che va dai 5 ai 7 decimi. A Jeddah, come in Bahrain, la vettura ne ha ancora sofferto pagandone il prezzo sulle gomme più dure. Non è ancora detto al 100% che il problema sia il concetto ma è lecito dubitarne perché il rischio di perdere un anno di sviluppi è concreto. A questo proposito si parla spesso dell’aspetto delle pance che invece è secondario. A Maranello sanno che l’errore è da ricercarsi nell’efficienza del fondo e nella ripartizione del carico, più che nella veste aerodinamica per esempio del cofano, la quale in realtà viene definita in una fase seguente e più avanzata. Il che significa che non siamo ancora entrati nella fase se decidere di abbandonare questo tipo di progetto per un altro, sebbene alcuni reparti stiano studiando attentamente. «Dobbiamo sapere cosa fa la RB19 in certe condizioni…» si dice a Maranello.
Se la potenza ora c’è, perché non aumentare l’incidenza delle ali?
Quale sarà il gap a Melbourne? Difficile fare previsioni. La Ferrari sulla carta non va in Australia per vincere ma per accumulare altri dati. Ciononostante porterà in ogni weekend aggiornamenti peraltro già programmati fino a Barcellona. Il circuito dell’Albert Park potrebbe enfatizzare meno i pregi delle Red Bull e i difetti della Ferrari poiché non ha curve di media velocità in appoggio prolungato. Stando ai dati raccolti sulle prime due piste potremmo vedere una Rossa in forma nei primi due settori della pista, ma più sofferente nel terzo. Ma sarà distante dalla prestazione mostruosa con Leclerc di un anno fa, Charles vinse in Australia dando a Max Verstappen 5 decimi al giro.
Zimmerman a capo del progetto motori 2026
Nel frattempo, più sotto traccia, è in atto un rimescolamento programmato sul fronte motoristi. La figura nettamente più potente è quella di Wolf Zimmerman che è a capo del progetto power unit 2026. Unità che saranno al 50% elettriche e risponderanno a criteri ben diversi rispetto alle attuali, in particolare nel rapporto di efficienza tra Energia/ora anziché carburante/ora. Il prototipo a mono-cilindro della nuova unità ha iniziato da alcune settimane il banco prova.