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F1 | Tecnica Ferrari: sulla SF-23 Evo ci sono due pance in una!

L’esercizio non è stato facile: i vincoli di progetto sono stati molto condizionanti, per cui è giusto che la SF-23 non sia considerata una versione B, ma solo una Evo. La Ferrari a Barcellona ha messo sul tavolo le sue carte per dare una svolta alla stagione che non ha certo avuto un avvio brillante con un solo podio in sei gare disputate e 79 punti iridati in meno in saccoccia rispetto all’anno scorso.

La Scuderia ha varato una monoposto molto veloce nel giro secco (anche se ha siglato solo una pole position con Charles Leclerc) che mostra poi gravi handicap in gara. Il pilota monegasco ha definito la rossa una macchina “puntata” “…nel senso che il potenziale è un picco, ma appena ci si scosta un po’ si perdere troppa prestazione”.

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Carlos Sainz, Ferrari SF-23 con la vernice flow viz sul fondo

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Ieri a Montmelò la SF-23 nella simulazione della qualifica ha girato in 1’14”, mentre il ritmo sul passo gara era intorno all’1’19”-1’20”: quando fra le due configurazioni ballano 5/6 secondi è fin troppo evidente che la rossa ha un approccio adatto al giro singolo e soffre quando il passo è decisamente più lento.

Il pacchetto di novità aerodinamiche introdotte in Spagna dovrebbe rendere la Ferrari meno sensibile ai minimi cambiamenti di variabili che finora l’hanno mandata in crisi a causa di una finestra di funzionamento esageratamente stretta: bastava un refolo di vento, un aumento o calo di temperatura o mettere benzina nel serbatoio per rompere un equilibrio e innescare il degrado delle gomme che faceva scivolare la macchina perdendo all’improvviso prestazione.

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Ferrari SF-23: ecco la Evo vista dall’alto

Photo by: Giorgio Piola

La rossa ha cambiato abito: è meno bella, più goffa. Mostra di essere figlia di un taglia e cuci, frutto di un lungo lavoro di ottimizzazione in galleria. C’è il tentativo di andare in direzione della filosofia costruttiva Red Bull, ma non si può dire che la Ferrari abbia copiato la RB19. Niente affatto: l’orientamento è più quello seguito da Aston Martin e Alpine.

E, in effetti, la Ferrari resta una macchina… ibrida (nel senso delle scelte aerodinamiche) che cerca di far coesistere concetti molto diversi. A ben guardare la “vasca dei pesci” sopra alla pancia non è del tutto scomparsa: lo scavo è rimasto, ma è molto stretto nella porzione di fiancata adiacente l’abitacolo. Nasce dal periscopio dell’S-duct, anche se è stata aumentata la portata dell’aria da sotto alla bocca dei radiatori, perché c’è un nuovo immissario di flusso fresco.

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Ferrari SF-23: ecco la mini

Ferrari SF-23: ecco la mini “vasca dei pesci” all’interno e la pancia a scivolo all’esterno

Le “perdite” che si generavano con gli sfoghi dell’aria calda sulla pancia si sono volute portare più in coda per creare un campo meno perturbato: si sono viste le branchie asimmetriche ai lati dell’engine cover, ma si sono notati meno gli sfoghi aggiuntivi alla fine della carrozzeria. Il tentativo è piuttosto evidente: spostare il flusso caldo più in alto per evitare che possa influenzare la beam wing, rendendola più efficiente. È stata cambiata la fluidodinamica all’interno delle pance, seguendo un filone che è quello seguito un po’ da tutti.

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Ferrari SF-23, dettaglio del fondo con lo slot davanti alla ruota posteriore

La porzione di pancia esterna è diventata piatta nella prima parte per poi diventare spiovente e scendere verso il fondo: anche la Ferrari, quindi, alimenta il flusso da portare nel diffusore e non è affatto casuale che sul marciapiede, davanti alla ruota posteriore, sia stato aperto uno slot che serve al riempimento dell’estrattore.

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Ferrari SF-23: si nota lo scavo nella parte inferiore della fiancata nonostante il vincolo del cono anti intrusione

I tecnici di Enrico Cardile hanno cercato di snellire anche la pancia sotto alle bocche dei radiatori: non possiamo vedere un sottosquadro scavato come quello di Red Bull e Aston Martin perché c’è un vincolo di progetto dato dal cono anti-intrusione inferiore che “sporca” i flussi in quell’area: l’immagine di Giorgio Piola ci mostra il lodevole tentativo di carenare la struttura di sicurezza, restringendo la carrozzeria, in modo da far nascere un canale che aumenta la portata del flusso sopra al fondo, avendo allargato il marciapiede quel tanto che è stato possibile.

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Ferrari SF-23, dettaglio del bulbo che copre il cono anti intrusione inferiore

L’intenzione degli aerodinamici di Diego Tondi è stata piuttosto chiara: aumentare l’energia portata sul fondo, cercando di avere una monoposto meno sensibile alle variazioni di altezza della piattaforma. Le prove libere di ieri hanno indicato che la Ferrari sembra aver imboccato una strada corretta: i long run sono stati decisamente migliori che in passato, per cui fanno ben sperare, ma il corposo pacchetto di modifiche ha fatto ricomparire il porpoising, il grande nemico delle vetture a effetto suolo.

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Ferrari SF-23: ecco il retrotreno ridisegnato della EVO con due sfoghi di calore in coda

La Scuderia ha fatto tutti i passi possibili per adeguare la SF-23 (non si è vista la sospensione posteriore che è stata parcheggiata prima della delibera, ma esisteva eccome): adesso non deve diventare vittima del bottoming, perché altrimenti quello che ha trovato di positivo rischia di lasciarlo per strada dovendo alzare la macchina.

Non è un destino solo della rossa, visto che di F1 che rimbalzavano ne abbiamo viste diverse. Scopriremo in qualifica chi fra Ferrari, Aston Martin e Mercedes avrà trovato la migliore soluzione per l’ultimo curvone del Montmelò…

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