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F1, GP Messico 2022: Gli appunti di viaggio del nostro inviato

f1, gp messico 2022: gli appunti di viaggio del nostro inviato

F1, GP Messico 2022: Gli appunti di viaggio del nostro inviato

L’unica cosa rimasta uguale è il traffico. Caotico, convulso, impossibile. Poi il resto di Città del Messico dipende da come lo guardi e da che lato. Ovvero, la delinquenza è cresciuta, d’altronde con le periferie che raccolgono milioni di persone, senza servizi, leggi acqua luce e fognature, catapecchie a distesa d’occhio per km, senza lavoro, qualcosa per sopravvivere se la devono inventare. E a volte capita che la loro invenzione sia la tua persona, con telefoni, soldi e tutto il resto, come purtroppo hanno sperimentato dei colleghi italiani appena giunti in città. L’inquinamento, però, è calato. In questi 30 anni di assenza dal Messico non ci sono più i puzzolenti maggiolini VW con oltre due milioni di km sul groppone, il parco auto è cambiato, roba moderna a dire il vero e la cosa strana è che vista la quantità industriale di vetture, pure di alto livello, qualcuno da qualche parte, i soldi deve averli. L’aria non è proprio respirabile al cento per cento ma rispetto al passato non c’è più quella puzza di gas e fumo che impregnava anche le tende degli hotel a 5 stelle. Adesso gli alberi e i passeri circolano in maggioranza per la città, nel parco che ospita il museo archeologico, in Paseo della Reforma, circolano anche gli scoiattoli, cosa che era impensabile l’ultima volta.

 

f1, gp messico 2022: gli appunti di viaggio del nostro inviato

Anche le piramidi di Teotihuacan sono diventate un punto di attrazione turistica anche se dopo il fermo per il Covid non c’è molta gente. Per lo più americani, qualche europeo. Adesso si paga l’ingresso, l’ultima volta no. Era tutto libero, si poteva salire in cima alla piramide del sole (ad averci il fiato e a quel tempo c’era di sicuro). Oggi no, tutto blindato e chiuso. Segno dei tempi. Il Paseo della Reforma, 50 km di vialone e controviali che attraversa buona parte di Città del Messico, è pieno di carri allegorici nei colori fluorescenti tipici di questa zona. Fra el dia de los muertos, il giorno dei defunti, e la festa del santo patrono San Filippo di Gesù del 5 febbraio unita alla festività di ogni santi, provoca esplosioni notturne di fuochi d’artificio a ogni ora della notte fino alle 6 del mattino. In pratica non si dorme mai. La via per l’autodromo è sempre la stessa, con la differenza che il quartiere che va dall’aeroporto al circuito è ancora più povero, ancora più malfamato e pericoloso, tanto che le squadre e la stampa (poca quella italiana al solito) preferisce stare in centro, a una decina di km piuttosto che in zona autodromo. La metropolitana passa proprio sopra il tracciato e la fermata fra la  porta 6 e la 8 è affollatissima, così come le strade vicine, che portano i numeri invece dei nomi.

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Quello che resta del vecchio tracciato del circuito è stato modificato e reso più moderno, lo choc riguarda la zona attorno a quella che era la Peraltada, la sopraelevata dove Senna uscì ribaltandosi e i box, con la palazzina nuova, talmente enorme da essere insufficiente per gli ospiti, che affollando l’enorme paddock dove la sala stampa è stata allestita in un edificio chiuso e senza finestre, da dove si sentono i motori e si vede la TV, come stare a casa invece che a 12 mila km di distanza. Le salette VIP sul rettilineo principale sono state tutte vendute a un prezzo che varia dai 3 mila ai 6 mila dollari USA mentre la tribuna prima del traguardo, un vero e proprio stadio, veniva venduta a 3500 pesos per tutto il week end, ovvero a circa 185 euro. Niente male, ma va considerato che il costo della vita è abbastanza basso, sempre dipende da dove vai. Una cena in un ristorante in centro, di buon livello, costa dai 30 ai 50 euro, volendo esagerare col vino a 60, ma qui mangiano anche con 2 euro. Ad averceli.

 

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Una volta la sala stampa era un emiciclo di legno a gradoni da dove si vedeva la partenza. Il telefono era uno solo e bisognava prenotare una Cobro Revertido, ovvero una chiamata a carico del destinatario. I giornalisti più bravi prenotavano per tempo e appena calava la bandiera a scacchi, avevano dettato l’articolo a braccio, punteggiatura compresa…Per mangiare bisognava elemosinare un panino ai team, la rete dietro i box lasciava a mala pena due metri per passare e lì fra fogne, acqua corrente e un numero impressionante di topolini che correvano dappertutto, era una impresa. Oggi c’è un ristorante stellato con diversi menù per la stampa.

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Se si pensa che a Monza qualcuno si vantava del catering in sala stampa, con una sola portata, dicendo di averlo scelto personalmente, viene il magone al pensiero che qui, in Messico, dovrebbe essere il terzo mondo, invece con quello che hanno fatto, con tanto di ricostruzione delle vetture storiche di Fangio, i caschi dei fratelli Rodriguez Ricardo e Pedro, la BRM di quest’ultimo rifatta all’uncinetto all’ingresso del paddock club, fa capire come il 60 anniversario di questo GP possa contare sui soldi del comune di Città del Messico (non paga il governo federale) e sulla passione di un pubblico che ama la F.1 e conosce la storia. Sembra quasi, infatti, di stare in Italia fra le colline di Imola e il parco di Monza. Ma siamo a 12 mila km di distanza…

In collaborazione con Automoto.it

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