L’attenzione è posta all’aerodinamica, ma si parla anche di una modifica alla sospensione posteriore. Alla Ferrari stanno cercando di assorbire la “mazzata” del GP dell’Arabia Saudita con Carlos Sainz, sesto, e Charles Leclerc, settimo al traguardo.
Guardando l’ordine d’arrivo sembra essere piombati di nuovo nella pessima stagione 2020 con la famigerata SF-1000, mentre le aspettative di Maranello erano di andare all’attacco della Red Bull. È fin troppo evidente che fra le previsioni di possibile vittoria e gli schiaffoni presi a Jeddah ci sono un mare di domande che attendono delle precise risposte, perché la Ferrari non può essere quella dei primi due appuntamenti iridati, altrimenti questa rossa è meglio buttarla nel bidone della spazzatura e pensare al 2024.
La Ferrari in pista non si può permettere di funzionare alle altezze da terra per cui è stata pensata e bastano assetti più alti di due millimetri per mandare a pallino tutte le simulazioni svolte in galleria del vento e al simulatore. La SF-23 perde carico aerodinamico e, quindi, avendo meno spinta verticale, manca di aderenza e le gomme cominciano a pattinare innescando quel degrado che fa degenerare le prestazioni, anche su una pista con un asfalto poco abrasivo e nel quale gli pneumatici non dovevano essere un problema.
Se così fosse sarebbe grave, gravissimo, visto che gli altri team hanno brillantemente recuperato la perdita di downforce (valutata in mezzo secondo) dovuta all’accresciuta misura del marciapiede del fondo di 15 mm rispetto all’anno passato.
Ferrari SF-23: la paratia laterale con più effetto out-wash
Photo by: Giorgio Piola
La Ferrari, così, non è più stata la più veloce in rettifilo e ha guadagnato un po’ di prestazione in curva (caratteristica nella quale brillava la F1-75), pagando però nelle curve di appoggio a una certa velocità, dove è l’effetto suolo che deve fare la sua parte.
Ferrari SF-23: ecco il fondo che non è stato usato nel weekend di Jeddah
Photo by: Jon Noble
Enrico Cardile è convinto che la deficienza sia di set up e di natura aerodinamica, ma lo staff dell’ufficio tecnico sta lavorando anche ad una modifica della sospensione posteriore che potrebbe aiutare a trovare un migliore equilibrio nella messa a punto della “cavalletta” Ferrari. Si parla di un braccio diversamente ancorato alla scatola del cambio per favorire l’effetto anti-squat e impedire l’accucciarsi del retrotreno in accelerazione, mantenendo la rossa con un’altezza da terra più stabile.
Insomma a Maranello credono che la SF-23 possa esprimere un potenziale che non è ancora stato sbloccato: sono convinti che la rossa non sia sbagliata, ma abbia bisogno di un accurato lavoro di correlazione dei dati e di messa a punto fra altezze minime da terra, rigidezza delle sospensioni e carico alare.
Non dimentichiamoci che sono stati cambiati i principi su cui è stata pensata la macchina, pur mantenendo il concetto delle pance con lo scavo che, forse, è arrivato a un suo limite di sviluppo, mentre le fiancate che sfruttano l’effetto Coanda hanno più margine di crescita.
Charles Leclerc, Ferrari
Photo by: Ferrari
Ricordiamo che la Ferrari dello scorso anno era velocissima in curva e deficitaria in rettilineo (tanto carico aerodinamico e poca efficienza aerodinamica), mentre la monoposto di quest’anno è l’esatto opposto. Pur con i vincoli del budget cap c’è il tentativo di reagire al momento nero e all’interno Fred Vasseur sta cercando di tenere unito un gruppo che è molto sotto pressione.
Per cui si sono spenti anche gli attacchi dall’esterno che hanno tambureggiato nelle scorse settimane. Non ce n’è bisogno…