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F1 2023. L’Aston Martin è davvero una minaccia in Bahrain? [Video]

Il miglior tempo di Fernando Alonso nelle FP2 del Gran Premio del Bahrain 2023 di Formula 1 ha catalizzato l'attenzione. Ma l'Aston Martin potrebbe davvero rappresentare una minaccia per i top team?

Le FP2 del Gran Premio del Bahrain sono la prima vera prova delle forze in campo nella stagione 2023 di Formula 1. Questo perché si tratta dell’unica sessione disputata nelle stesse condizioni di qualifiche e gara, in notturna. E quindi la domanda sorge spontanea: chi si è nascosto nei test e chi, invece, ha subito una flessione rispetto ai collaudi? A rubare la scena nelle FP2 a sorpresa è stata la coppia composta da Fernando Alonso e dalla Aston Martin AMR23. Ma cosa c’è di concreto in questo risultato?

Al netto del tempo di Alonso – per la cronaca 169 millesimi più veloce di quello di Verstappen e 171 rispetto al crono di Perez – la AMR23 dà l’idea di essere una vettura “docile”, facile da domare in ogni condizione. Persino per Lance Stroll, che l’ha provata oggi per la prima volta, avendo saltato i test per un infortunio al polso. Se un pilota rimasto indietro in termini di prestazione, che faceva fatica a gestire curva 1-2, arrivando a togliere spesso la mano, è in grado di comportarsi bene con questa vettura, vuol dire che il progetto è davvero nato sotto una buona stella. In cosa si tradurrà, lo sapremo solo a tempo debito.

I top team, d’altronde, potrebbero essere ancora più aggressivi nelle qualifiche di domani rispetto a quanto visto oggi, tirando fuori dal taschino spunti interessanti. E non fatichiamo a pensare a una Red Bull minacciosa sul giro secco, anche se, vedendola in pista oggi, è sembrata meno in palla rispetto alla scorsa settimana, più scomposta. Per il momento, poi, la RB19 sembra meno difficile da approcciare per Perez, che ha mostrato una confidenza che non vedevamo da tempo. Sarebbe indubbiamente una buona notizia sia per lui che per una Red Bull che sul passo gara ha già mostrato grande forza, e molta costanza di rendimento con l’implacabile Verstappen.

f1 2023. l’aston martin è davvero una minaccia in bahrain?

Dopo delle FP1 parecchio movimentate, tra l’ala posteriore monopilone particolarmente oscillante che avrebbe dovuto già essere provata nei test ed è stata poi scartata e il testacoda di Carlos Sainz per il bottoming, la Ferrari ha potuto lavorare con più calma nelle FP2. Sessione, questa, in cui Leclerc è apparso più a suo agio rispetto a Sainz soprattutto sul giro secco, sovvertendo le sensazioni dei test. La SF-23, però, manca ancora di precisione in curva, mentre risulta più efficace sul dritto. La Mercedes è risultata più efficace con le gomme morbide, come visto nei test. Ma essersi liberata del porpoising non le basta per emergere, perché la W14 appare lenta sul dritto. Il fatto di essere più efficace sul passo gara che in qualifica potrebbe complicare la vita a Lewis Hamilton e a George Russell a Sakhir. Russell dopo le FP2 ha parlato di sensazioni migliori, ma ricorda che non sempre questo vuol dire che la vettura è più veloce. Una cosa è sicura: il passo avanti che speravano di aver perfezionato non c’è.

Il clima disteso in casa Alpine durante i test nonostante i tempi colti fossero tutt’altro che esaltanti suggerivano che la scuderia di Enstone si fosse nascosta. Oggi ne abbiamo la prova, visto che la scuderia francese si è installata nelle posizioni di rincalzo attese alla vigilia. Non bisogna invece farsi ingannare dallo spunto di Lando Norris con la McLaren, perché – come già successo lo scorso anno – l’inglese sta coprendo le mancanze del suo team, anche grazie al suo feeling con la pista del Bahrain, che si sposa molto bene con il suo stile di guida. Non restituisce un’immagine lusinghiera nemmeno l’Alpha Tauri, che appare candidata alle posizioni meno nobili dello schieramento insieme alla Williams.

Nel venerdì pazzo del Bahrain c’è anche spazio per il quinto tempo di un Nico Hulkenberg che, vista la sicurezza ostentata al volante della sua VF-23, si comporta come se non se ne fosse mai andato dalla F1. Ma proprio il suo tempo – cui ha abbinato dei long run migliori rispetto al compagno di squadra – dimostra che il quadro di oggi è ancora un po’ sfocato. Il fatto che i primi 13 classificati siano racchiusi in un secondo resta comunque incoraggiante, se si recuperano i dati dello scorso anno, con i primi quattro in un secondo e l’intera griglia racchiusa in 2,8 secondi, contro gli 1,8 di oggi. Che la sperata convergenza in termini di performance stia davvero arrivando?

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