Euro 7: la Commissione Europea ci ripensa, forse Euro 6d può bastare
Il prossimo 9 novembre, la “commutazione della pena”: le norme Euro 7 vengono in pratica annullate allineandole con l’attuale Euro 6d quindi, salvo minimi aggiustamenti, i motori attuali potranno essere omologati anche oltre il 2026, anno in cui era ipotizzata l’introduzione dell’Euro 7.
A pesare su questa decisione una serie di evidenze: da molto tempo i costruttori vanno dicendo che a introdurre pesanti modifiche a motori che resterebbero in produzione dal 2026 al 2035 non se lo sognano nemmeno, perché non rientrerebbero mai dell’investimento necessario per allinearsi all’Euro 7 così come concepita inizialmente.
Ovviamente si tratta di una grande vittoria delle lobby automobilistiche, che in sostanza potranno concentrarsi finanziariamente sulle auto a batterie e ibride, ma è anche un modo pragmatico di affrontare una situazione di transizione obiettivamente difficile per tutti.
L’entrata in vigore di norme più severe, se da una parte avrebbe (marginalmente) ridotto gli inquinanti, avrebbe alzato ancora di più il prezzo delle auto, rendendo di fatto inaccessibile una quattro ruote nuova per molti cittadini. Si stima che per adeguare una Panda alle Euro 7 “vecchie” il prezzo avrebbe potuto salire anche del 15-20%; l’allentamento della norma ha logicamente scontentato coloro che vorrebbero mettere al bando i termici al più presto con in testa Anna Krajinska di Transport & Environment. “Sono stati favoriti i guadagni dei carmakers a sfavore della salute di milioni di cittadini europei”.
In collaborazione con Automoto.it