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Crisi energetica – Lallarme della filiera: “A rischio l’intero ecosistema europeo dell’auto”

crisi energetica – lallarme della filiera: “a rischio l’intero ecosistema europeo dell’auto”

Crisi energetica – Lallarme della filiera: “A rischio l’intero ecosistema europeo dell’auto”

La filiera automobilistica europea lancia l’allarme sulle conseguenze dell’attuale crisi energetica del Vecchio continente. Con una nota congiunta, Clepa (fornitori), Acea (costruttori), Cecra (concessionarie e riparatori), Ceemet (aziende metalmeccaniche) ed Etrma (pneumatici) si rivolgono alla politica per evidenziare come “il rincaro dell’energia e l’aumento dei costi di produzione stiano mettendo a dura prova l’intero ecosistema automobilistico. Gli alti tassi di inflazione, le preoccupazioni senza precedenti sui prezzi e la fornitura dell’energia e i redditi più bassi per gli europei stanno allarmando l’intera filiera, dai più grandi produttori alle più piccole Pmi, nonché l’aftermarket”. Inoltre, pur apprezzando le recenti iniziative a livello nazionale ed europeo, le cinque organizzazioni evidenziano le “persistenti incertezze sull’attuazione e sull’efficacia” delle misure intraprese e quindi chiedono con urgenza “un dialogo strutturato”.

I problemi. La filiera illustra nei dettagli quali siano gli effetti negativi del rincaro dell’energia, unito ai prezzi sempre più elevati delle materie prime. Per esempio, i costi di produzione stanno “salendo alle stelle, minando la redditività e mettendo a rischio gli investimenti e la sopravvivenza stessa di industrie critiche all’interno dell’ecosistema automobilistico”. “L’industria non può assorbire costi così elevati a lungo termine, soprattutto di fronte alla concorrenza” di Stati Uniti o Cina, spiegano le associazioni, avvertendo che i prezzi di elettricità e gas “pregiudicano la competitività globale dell’industria dell’Ue e richiedono una risposta politica globale e coordinata. Abbiamo bisogno di condizioni di parità a livello globale”.

Veicoli meno accessibili. Inoltre, nel comunicato – pubblicato, tra l’altro, nel giorno dell’accordo in seno al Consiglio europeo su ulteriori misure per alleviare l’impatto della guerra in Ucraina – si avverte di come l’aumento dei costi dovrà essere “trasferito lungo la filiera e sui clienti, in un momento in cui l’inflazione elevata sta già limitando i redditi delle famiglie europee”. Le associazioni sono preoccupate soprattutto per l’accessibilità economica dei nuovi veicoli, poiché “si avrà un impatto sul rinnovo della flotta e, in definitiva, sulla velocità della decarbonizzazione”. C’è poi un tema sociale visto che l’aumento dei costi mette a rischio l’occupazione: L’industria sta facendo del suo meglio per formare e riqualificare i propri dipendenti, ma non può farlo da sola. Ciò richiede anche politiche attive del lavoro da parte degli Stati membri”. Le associazioni evidenziano pure la necessità che venga garantita una parità di condizioni per evitare una concorrenza sleale tra siti di produzione in diversi Stati membri: “In questo caso, la Commissione europea ha un ruolo essenziale da svolgere”.

Le richieste. Infine, la filiera avanza delle richieste, anche in forza del suo peso economico nell’Unione europea (13 milioni di posti di lavoro, 11,5% dell’occupazione manifatturiera, 374,6 miliardi di euro di gettito fiscale solo nei maggiori mercati, 79,5 miliardi di avanzo commerciale, 8% del Pil e 58,8 miliardi di investimenti in R&S, pari al 32% del totale comunitario). Serve, innanzitutto “un’azione politica forte”, altrimenti “diventerà sempre più difficile sostenere la produzione e gli investimenti nell’Ue”. Non solo. A loro avviso, “è urgentemente necessaria un’ulteriore iniziativa politica per evitare nuove dipendenze dalle importazioni e garantire l’accesso a energia a prezzi accessibili”. “Abbiamo bisogno di un’azione forte e coordinata a livello Ue che sostenga sia il settore sia i consumatori. Siamo pronti a collaborare con i responsabili politici per garantire il successo della transizione alla mobilità, concludono le 5 organizzazioni.

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