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Come romba il gelato di Leclerc

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Come romba il gelato di Leclerc

i, Chocolate Crunch, Vanillove, Salty Carammmel, Swirly Pistachi-oh! e Peanut Caramel Tango. Sono i cinque gusti di partenza di LEC, il nuovo gelato “da sportivi” frutto della prima avventura imprenditoriale di Charles Leclerc, il pilota della Ferrari molto goloso, che per questa impresa ha trovato la collaborazione non solo del suo procuratore e manager Nicolas Leclerc ma anche di due tizi che di gelato se ne intendono, Federico Grom e Guido Martinetti, coloro che nel 2003 si inventarono Grom, la prima catena di gelati di qualità in Italia, che poi hanno ceduto a Unilever, multinazionale con cui non a caso proprio in questo periodo è scaduto il patto di non concorrenza. I quattro, soci alla pari, hanno presentato la nuova linea a Milano, nei giorni scorsi, in un evento affollato di giornalisti dei due mondi, quello gastronomico e quello automobilistico, con questi ultimi a dovere incassare il divieto di fare qualsiasi domanda sulla Formula 1. E una folla di ferraristi fuori a cercare un selfie con il pilota monegasco.

Ma che vuol dire gelato “da sportivi”? Vuol dire che LEC contiene molte meno calorie di un gelato tradizionale in vaschetta, ma con lo stesso gusto e lo stello godimento. Ogni barattolo riporta ben in vista sulla confezione il numero delle calorie non per 100 grammi, come si usa, ma dell’intero barattolo, per coloro che se lo mangiano tutto (ce ne sono, ce ne sono). Peanut Caramel Tango apporta 399 calorie per l’intero barattolo da 460 millilitri (pari a 264 grammi), Swirly Pistachi-oh! 397, Salty Carammel 370, Chocolate Crunch 347 e Vanillove, il più leggero, 335. Un apporto calorico che varia da 126 a 150 calorie per cento grammi, ben inferiore alle 221 calorie del valore energetico medio dei gelati da supermercato più diffusi in Italia secondo i dati dell’Unione Italiana Food. Un risultato ottenuto sostituendo parte degli zuccheri con edulcoranti naturali come stevia ed eritrolo, aumentando le fibre come l’inulina e polidestrosio, che oltretutto danno anche struttura, riducendo i grassi che sono sotto i 5,2 grammi ogni 100. Il gelato all’assaggio è molto piacevole e soddisfacente anche grazie a sensazioni tattili come il croccante, il pastoso e il non-freddo che contribuiscono alla gioia. Insomma, non un integratore alimentare, non un prodotto sano e punitivo, ma un vero gelato all’italiana, frutto di un lavoro di ricerca durato almeno due anni e di tanti panel test alla cieca, ai quali Leclerc ha partecipato con passione e umiltà.

Del resto l’idea era venuta a lui. “Il gelato mi è sempre piaciuto – racconta – dovunque sono c’è sempre un gelato non troppo lontano. Ma io sono uno sportivo, il mio primo obiettivo è cercare di essere il migliore pilota possibile, una dieta equilibrata è per me importante non solo da un punto di vista fisico ma anche mentale, ci sono sempre più gare, devo essere sempre in forma. E da quando sono in F1 ho dovuto calmarmi un po’ con il gelato”. Però lui l’idea di un gelato meno energetico, di cui potesse mangiare a cuor leggero un cucchiaio in più, l’ha sempre avuta. “Poi ho incontrato Guido e Federico a un pranzo organizzato da un nostro comune amico, io ho raccontato la mia idea di aprire una gelateria a Montecarlo e loro mi hanno detto: perché non pensiamo più in grande?”. E dalla gelateria si è passati all’idea di una linea di gelati distribuiti nella grande distribuzione a un prezzo consigliato di 4,99 euro a barattolo (quindi anche piuttosto competitivo). Cinque gusti per il momento, ma Martinetti sta già lavorando ai gusti del 2025, nei quali potrebbe spuntare anche la frutta, che per il momento non compare perché “all’estero i gelati alla frutta sono un consumo minimo, e noi guardiamo già al mercato internazionale”.

Il nome LEC naturalmente è un gioco di parole tra le prime tre lettere del cognome del pilota (“quando ho iniziato a guardare la F1 alla tv, sul divano mangiando il gelato, i piloti nelle classifiche in tv avevano solo le prime tre lettere. Io sognavo di essere su una monoposto e alla fine ci sono arrivato e sono diventato Lec”) e il verbo leccare (“è un nome corto e un gioco di parole che ha un senso”). Il prodotto secondo chi lo fa è destinato a rivoluzionalre il mercato, “quando lo mangiano tutti ci chiedono come abbiamo fatto”, dice Martinetti. Insomma, per due come Grom e Martinetti che molto avevano già fatto nel mondo del gelato, la sfida era fare un prodotto “wow”, come dicono loro. Ma soprattutto, “volevamo che Leclerc fosse orgoglioso del suo gelato”. “E quando sulle piste farà una buona performance – sorride Martinetti – ci sentiremo un po’ parte di questo”.

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