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BMW X7

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BMW X7 – Si rifà il trucco e pure il mild hybrid

bmw x7 – si rifà il trucco e pure il mild hybrid

BMW X7 – Si rifà il trucco e pure il mild hybrid

Le sue ruote potrebbero essere un’attrattiva, e al tempo stesso un bel deterrente, per quel manipolo di attivisti che di recente adora sgonfiare le gomme delle Suv nel nome dell’ambiente, pratica fastidiosa ancorché totalmente priva di senso: queste 23 pollici, almeno, renderanno loro questa inutile attività un po’ più laboriosa del solito, tanto sono grandi. Un tale diametro, infatti, non si era mai visto prima su nessun modello BMW ed è proprio la rinnovata X7 a portarlo al debutto, assieme a una lunga serie di migliorie e inedite soluzioni che donano nuova linfa alla Suvvona di Monaco di Baviera.

Sguardo ammiccante. Già nota da qualche tempo, quando debuttò nel 2018 con quel doppio rene sovradimensionato, il suo volto ha ora una nuova e più armoniosa espressione: sottilissimi proiettori a Led che disegnano le sopracciglia, sotto le quali ci sono altri elementi a diodi deputati a fare ancora più luce quando serve. Dunque, una soluzione a doppi fari sovrapposti il cui risultato stilistico, forse converrete con me (oppure no, per carità), è decisamente più accattivante rispetto alla prima versione; questo tema della fanaleria su due livelli, peraltro, non è del tutto inedito e ci sono almeno un paio di altre automobili, sebbene non altolocate come questa, che la impiegano già: se volete scrivere qui nei commenti quali sono, significa che la pensiamo alla stessa maniera

Enorme ma agile. Comunque, il refresh stilistico fa quasi apparire la X7 più snella di quel che è realmente. Certo, qui negli Stati Uniti dove sono stato chiamato a guidarla un po’ si perde, fra i tanti truck oversize in giro per le strade, ma la scheda tecnica mi ricorda che sono seduto su una vettura di oltre cinque metri per due di larghezza, utili per accomodare fino a sette persone disposte su tre file (oppure sei, sempre in fila ma più larghi) avvolti da un confort del tutto eccezionale. La stazza non deve intimorire: per gestire tali numeri in agilità, ci sono le ruote posteriori sterzanti che la fanno voltare quasi allo stesso modo di una media e alcune raffinatezze hi-tech che riducono l’ansia da prestazione. Per esempio, il parcheggio automatizzato che ora è in grado di memorizzare gli ultimi 200 metri percorsi, contro i 50 della prima versione del sistema che debuttò sulla Serie 3. A cosa serve? Per far ripercorrere alla vettura, in maniera del tutto autonoma, l’ultimo tratto di strada in retromarcia; utile se le manovra per sistemarla nel vostro box è particolarmente complessa, oppure se vi siete infilati per sbaglio in una tortuosissima strada senza uscita.

Curvo e formato cinema. Questa funzione è soltanto uno dei molteplici upgrade di cui ha beneficiato la X7. Uno dei più evidenti ce l’hai davanti agli occhi non appena ti arrampichi a bordo: il cosiddetto curved display, il maestoso pannello digitale formato da un’unità da 12,3 pollici per gli strumenti e una seconda da 14,9 per l’infotainment. Il tutto gestito dal più recente sistema operativo 8.0 e da un’interfaccia capace di accontentare qualsiasi gusto: touch, rotellone reale toccabile con mano, oppure comandi vocali, tre strade che portano allo stesso risultato e lo fanno, tutt’e tre, in maniera encomiabile. In questo campo la BMW dimostra di essere un frontrunner, sempre al passo con soluzioni efficaci, come pure nell’ambito dei powertrain, solitamente ottimi nel delicato rapporto fra prestazioni ed efficienza. Qui, nella fattispecie, si privilegia la performance, almeno nella versione top di gamma che ho guidato e che più si addice all’atmosfera a stelle e strisce: un bell’otto cilindri a V di 4.4 litri, derivato da quello che spinge i modelli M, con 530 cavalli e 750 Nm per la  X7 M60i xDrive.

Un piacere per l’udito. Il suono è quello tipico dei V8 BMW, corposo e robusto ma mai sgraziato. assai vellutato nell’erogazione e sospinge la grande Suv bavarese con grande scioltezza, il che ben si addice alle notevolissime doti di confort date dalle sospensioni pneumatiche e dall’insonorizzazione impeccabile. In modalità Sport, però, lo scenario cambia: l’assetto tiene meglio a bada i movimenti della scocca e il powertrain, oltre a sfoggiare una risposta più reattiva da parte del V8, regala un sapore piuttosto forte durante i passaggi di marcia, con il sempre eccellente Steptronic a 8 rapporti che diventa secco e incisivo come pochi. Meno di cinque secondi sullo 0-100 (4,7 per essere precisi) disegnano il quadro della situazione, sebbene ci sia anche un occhio di riguardo verso l’efficienza. Consumare poco è un’altra cosa, questo va detto, tuttavia è da sottolineare che, fra le varie migliorie è stato rivisto lo schema mild hybrid a 48 volt, lo stesso che equipaggia anche le X7 40i (6 cilindri biturbobenzina da 380 CV e 540 Nm) e X7 40d (6 cilindri biturbodiesel da 340 CV e 720 Nm): se lo schema precedente prevedeva un piccolo motore elettrico che fungeva soltanto da generatore-starter, ora c’è una nuova e più potente unità sistemata fra albero motore e cambio (non al posto del convertitore, quello c’è sempre). Eroga 12 cavalli e 200 Nm, utili per sostenere (e far bere un po’ meno) i propulsori termici durante le ripartenze e le riprese. Addirittura, il responsabile dei powertrain giura che, accelerando con grande delicatezza, la vettura si muove, per brevissimi tratti, sospinta soltanto dall’elettrico; io però, evidentemente poco parsimonioso, non sono riuscito nell’impresa. Tutta questa opulenza, ovviamente, ha un prezzo: già ordinabile presso le concessionarie BMW, la X7 richiede 132.400 euro per la M60i, mentre se si opta per le 40i e 40d possono “bastare” 104.300 euro.

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