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Bando delle endotermiche – Nasce l’alleanza delle regioni dell’auto: l’Ue riveda le sue decisioni

bando delle endotermiche – nasce l’alleanza delle regioni dell’auto: l’ue riveda le sue decisioni

Bando delle endotermiche – Nasce l’alleanza delle regioni dell’auto: l’Ue riveda le sue decisioni

Le grandi regioni automobilistiche europee si alleano per chiedere all’Unione europea di rivedere l’ormai famoso bando alla vendita di auto endotermiche per il 2035. Pochi giorni fa, nella città tedesca di Lipsia è nata una vera e propria Alleanza che vede la partecipazione di 28 regioni europee, tra cui, solo per citarne alcune, le italiane Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria, Veneto, Abruzzo e Molise, le tedesche Sassonia, Baden-Württemberg, Baviera, Sassonia-Anhalt e Saarland, le spagnole Valencia, Navarra, Andalusia e Castiglia e León e le francesi Grand Est e Borgogna-Francia-Coté.

Gli obiettivi. Il nuovo sodalizio ha già delineato un suo manifesto, fissando dieci obiettivi, a partire dalla richiesta di “creare un meccanismo europeo a sostegno di una transizione giusta, equa e riuscita per le Regioni”. Inoltre, si chiede di “valutare dettagliatamente l’impatto territoriale della trasformazione del settore sul territorio”, di “sostenere riqualificazione e aggiornamento delle competenze della forza lavoro” per evitare perdite occupazionali, di “prevedere flessibilità sugli aiuti di Stato” o di supportare “le Regioni per creare una rete di ricarica accessibile al pubblico che favorisca la diffusione dei veicoli elettrici.

La spinta della Lombardia. Di particolare rilevanza è il ruolo assunto dalla Lombardia e dall’assessore alle Attività produttive, Guido Guidesi, nominato vice presidente dell’Alleanza. A suo avviso, l’iniziativa “non è un punto di arrivo, ma l’acquisizione di un nuovo strumento con cui rinforzare la strategia difensiva del settore automotive, non essendo più la nostra voce sola, ma affiancata da un coro ben intonato. In particolare, chiediamo un meccanismo europeo a sostegno di una transizione giusta ed equa delle produzioni industriali del settore automotive, ben tenendo in considerazione gli effetti sui distretti produttivi nelle regioni. Lo diciamo con forza: sull’altare della transizione non possiamo sacrificare competenze e capacità e soprattutto una leadership conquistata in cento anni di ricerca, innovazione e scelte imprenditoriali”. “A nostro avviso – prosegue l’assessore – corriamo tre grandi rischi. Il primo: le imprese della componentistica potrebbero non riuscire a convertirsi, con gli effetti che possiamo immaginare sull’occupazione in Lombardia, pensiamo anche solo alle piccole imprese a servizio dei grandi marchi. Il secondo è che il mondo delle, costose, auto elettriche escluda una fetta importanti di cittadini dalla possibilità di acquistare un’automobile. Il terzo è economico, strategico, produttivo e industriale, consegnando ad altri competitor extra europei un settore che abbiamo presidiato con non pochi sacrifici”.

Serve neutralità tecnologica. “Come evitare questi rischi? Noi pensiamo che per raggiungere gli obiettivi ambientali che sono stati giustamente prefissati e su cui noi ci vogliamo sentire coinvolti e impegnati (l’impatto zero delle auto in circolazione, l’impatto zero della produzione e il fine vita di quelle auto), la soluzione sia la piena neutralità tecnologica, ovvero potere dare continuità al motore endotermico attraverso l’utilizzo di nuovi carburanti eco compatibili che ci consentano di raggiungere l’impatto zero nella circolazione”, sostiene ancora Guidesi, secondo il quale “attraverso la neutralità tecnologica alla Lombardia sarebbe consentito di utilizzare tutto il know-how di cui già la regione dispone, cosicché si possano sviluppare nuove opportunità di lavoro e di crescita. Sviluppare alternative come quella dei biocarburanti può rappresentare anche un’occasione imprenditoriale. Certamente, si tratta dell’ennesima sfida per le imprese, che dovrebbero tuttavia essere sostenute per gli investimenti in ricerca e i necessari aggiornamenti. Sforzi a parte, potrebbe tuttavia essere una direzione in grado di salvaguardare ambiente e occupazione. La transizione è un processo che dobbiamo guidare, non subire”.

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