Auto, il governo a caccia di un secondo costruttore: obiettivo 1,4 milioni di veicoli prodotti
Una seconda casa automobilistica italiana
In visita in Basilicata, a Battipaglia, di fronte a una platea di giovani imprenditori, il ministro ha dichiarato che vuole un altro costruttore nel nostro Paese: «Stiamo lavorando perché una seconda casa automobilistica possa insediarsi in Italia per raggiungere l’obbiettivo che ci eravamo dati». Le nuove produzioni sono in una fase di stallo, le linee dello stabilimento di Mirafiori si fermeranno dal 12 febbraio sino al 3 marzo e 2.260 dipendenti andranno in cassa integrazione. Per la Fiom il polo torinese è in stato di agonia, l’azienda non mantiene le promesse. Ancora i sindacati hanno sottolineato che gli operai hanno già perso quote importanti di stipendio, mettendo in evidenza che il 2024 è il diciassettesimo anno consecutivo in cui la società, pur con diversi assetti, utilizza gli ammortizzatori sociali.
Anche a Melfi, in Basilicata, è stata interrotta l’attività, ufficialmente per mancanza di componenti, ed è stato stabilito che 110 lavoratori dell’indotto saranno collocati in cassa integrazione per un anno evitando, per il momento, i licenziamenti definitivi. Ieri il ministro ha promesso oltre 500 milioni di euro «per la transizione industriale ed ecologica in modo da poter affrontare le sfide del processo di ristrutturazione del comparto automobilistico». Confortato dalle parole del presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, consapevole «che occorra uno sforzo straordinario per rendere le nostre aree industriali e artigianali più attrattive». Il primo a parlare della necessità di aumentare la produzione di auto in Italia è stato, nel giugno scorso, Luca Cordero di Montezemolo che aveva chiesto a Urso e al governo «di mettere mano ad un piano industriale per tutta la filiera, poiché il settore automotive è una colonna portante dell’economia del Paese».