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Auto elettriche – L’idea di Francia e Germania: incentivi vincolati al “made in Europe”

auto elettriche – l’idea di francia e germania: incentivi vincolati al “made in europe”

Auto elettriche – L’idea di Francia e Germania: incentivi vincolati al “made in Europe”

Al Salone di Parigi, Carlos Tavares era stato chiaro nel suggerire all’Unione europea di seguire la stessa strada intrapresa dagli Stati Uniti, dove l’Amministrazione Biden ha varato apposite politiche di promozione delle auto elettriche vincolando l’erogazione degli incentivi all’origine statunitense dei modelli (sia per quanto riguarda la produzione sia per l’estrazione delle materie prime critiche). Ora l’invito dell’amministratore delegato di Stellantis sembra sia stato accolto prontamente dal presidente francese Emmanuel Macron, tra i capi di Stato europei più attivi nello spingere la riconversione dell’apparato industriale del suo Paese verso la mobilità alla spina. Macron, infatti, sta cercando di ottenere il sostegno del cancelliere tedesco Olaf Scholz per un nuovo piano che supporti gli sforzi delle Case europee e le aiuti a competere contro i rivali statunitensi e cinesi.

Idee convergenti. Stando a quanto dichiarato da alcuni funzionari governativi, Parigi e Berlino concordano sulla necessità per l’Unione europea di accelerare e rafforzare le iniziative di promozione dell’industria automobilistica del Vecchio continente. Non solo, Macron ha rivelato, in un’intervista all’emittente televisiva France 2, di averne discusso con Scholz durante il loro ultimo incontro a Parigi: entrambi i leader si sono trovati d’accordo sull’ipotesi di assicurare che eventuali incentivi all’acquisto siano riservati solo ad auto prodotte in Europa, sulla falsariga di quanto deciso da Biden. “Ci sono Cina e Stati Uniti che proteggono la loro industria, mentre l’Europa rimane aperta a tutti. Dobbiamo cambiare”, ha spiegato Macron, manifestando un’opinione condivisa anche dal cancelliere tedesco e, comunque, non nuova nel suo pensiero politico.

“Buy European Act”. Nel 2017, l’inquilino dell’Eliseo ha spinto per un provvedimento per gli appalti pubblici che lui stesso ha definito Buy European Act. Una normativa del genere, da applicarsi a società con più della metà della loro produzione all’interno dei confini europei, sarebbe una replica del Buy American Act, una legge emanata nel 1933 durante la presidenza Roosevelt per proteggere l’industria statunitense e ancora oggi in vigore. Cinque anni fa, però, Macron si è trovato ad affrontare l’opposizione non solo di Bruxelles, ma anche della stessa Germania. Berlino era contraria a politiche protezionistiche che avrebbero scatenato ritorsioni commerciali da parte degli Stati Uniti o della Cina e, conseguentemente, penalizzato i grandi costruttori automobilistici tedeschi, Volkswagen, BMW e Mercedes-Benz. Tuttavia, negli ultimi due anni la situazione è cambiata. La pandemia del coronavirus e le sue conseguenze sulle filiere globali hanno messo a nudo la dipendenza dell’Europa dalle forniture estere e la Commissione europea ha ammorbidito le normative sugli aiuti statali al punto da arrivare a fornire il suo sostegno a iniziative nazionali di difesa di imprese industriali dalla concorrenza estera, in particolare in caso di operazioni di acquisizione di realtà attive in ambiti strategici. A ogni modo, Macron, anche con l’appoggio tedesco, rischia di affrontare una strada irta di ostacoli per rilanciare la sua idea di un Buy European Act: oltre a rinegoziare diversi accordi di libero scambio, dovrebbe convincere Bruxelles ad aggiornare non poche normative oppure chiedere delle modifiche agli attuali regolamenti dell’Organizzazione mondiale del commercio. Inoltre, c’è sempre il rischio di uno scontro con tanti altri Paesi, che sarebbero spinti a reagire con dazi o altre ritorsioni commerciali.

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