Motori

Aritmia endotermica, cosa succede al "cuore" dell'auto

C’è una data di scadenza per il mondo dell’auto così come lo conosciamo. Il 2035 segna quella sottile linea rossa tra la mobilità a combustione interna e l’elettrificazione totale. Un confine che una volta valicato non ammette cambi di rotta o ripensamenti. La direzione presa dall’Unione Europea è chiara ed è stata oggetto di discussione accesa negli ultimi mesi, così come tutta la transizione del settore delle quattro ruote. Una transizione che a molti è sembrata priva di logica e forzata, senza diritto di replica e sopratutto costruita in modo univoco tanto da iniziare a scricchiolare ancor prima di concludersi. La parziale revisione rappresenta una prima avvisaglia di questo, con il 2026 come anno in cui bisognerà valutare il percorso fatto dai diversi attori in gioco. C’è chi è già a buon punto, con l’abbandono dei motori endotermici già entro il decennio e chi invece non ha voluto ancora mettere la parola fine, sfruttando l’ibrido laddove possibile e percorrendo altre strade. Il quadro però è ben più complesso di così.

Chi può stabilire al momento quale sia la migliore tecnologia possibile? La neutralità da questo punto di vista sarebbe una soluzione perfetta che consentirebbe di muoversi su più fronti, senza demonizzare diesel o benzina e senza mal digerire l’elettrico. L’apporto che ad esempio potrebbe dare l’idrogeno e ancor di più gli stessi motori attualmente sviluppati se messi nelle condizioni di potersi esprimere ancora meglio in termini di emissioni. Ha ragione Carlos Tavares però quando dice che investire sull’Euro 7 non ha più così senso se tra poco più di 10 anni bisognerà già salutare questa tipologia di propulsori. Meglio concentrarsi sulla transizione verso la mobilità sostenibile strettamente intesa. Ma se da un lato ci sono i costruttori generalisti che devono gioco forza sottostare a quelle che sono le regole stabilite, c’è chi invece dato il suo peso vuole provare a puntare i pieni o quanto meno guadagnare tempo.

Tesla

È il caso dei marchi di nicchia della Motor Valley che con i loro volumi e sopratutto con l’utilizzo che viene fatto delle loro vetture sarebbero colpiti in modo irreversibile da questa transizione forzata. Da qui la richiesta di alcuni, Lamborghini su tutti, di esplorare anche il terreno dei carburanti alternativi. Gli e-fuel attualmente hanno costi elevati, pur rappresentando una soluzione validissima ma consentirebbero in futuro di allungare la vita ad alcune tipologie di motori endotermici. Il Toro però non ha tempo da perdere e così già dal 2025 punterà a dimezzare le emissioni della sua gamma, con l’ibridizzazione dei suoi modelli. Abbiamo già detto addio al V12 puro con l’ultima Aventador e in futuro lo stesso destino potrebbe toccare ad altri propulsori. Arriverà anche la prima full electric ma intanto si cercano strade alternative. Un quadro complesso dunque e a tratti confuso, una confusione che si riversa inevitabilmente sugli utilizzatori finali, gli automobilisti che subiscono e subiranno direttamente le conseguenze di questo percorso verso l’abbattimento delle emissioni.

I listini sono già aumentati e saranno destinati a farlo nei prossimi anni, sia per le norme Euro 7 che per la svolta elettrica. L’automobile, che era diventata un bene comune, tornerà in parte ad essere un lusso per pochi, almeno nelle declinazioni a batteria. A poco infatti sono serviti ad oggi gli incentivi, specialmente in Italia dove il parco circolante è tra i più vecchi d’Europa e fatica a ringiovanire con le norme attuali. Intanto il cuore dell’automotive batte in modo irregolare, un’aritmia endotermica che non fa bene ad un settore già sofferente.

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