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Arabia Saudita, avanti tutta sull'auto elettrica (o forse no)

Investimenti in Lucid Motors, fondazione del brand Ceer e, ora, anche l'accordo con Siemens per le colonnine. Ma c'è un "ma"

arabia saudita, avanti tutta sull'auto elettrica (o forse no)

Dici Arabia Saudita e pensi al petrolio. Il Paese mediorientale ha costruito una fortuna enorme sul mare sotterraneo di oro nero. Il fatto che ora abbia stretto un accordo con Siemens per creare una moderna rete di ricarica per auto elettriche diffusa su tutto il territorio può lasciare disorientati. A ben vedere, però, la mossa si inserisce in un piano ben più ampio che Re Salman, supportato dal figlio Bin Salman, ha avviato anni fa.

È dal 2016, infatti, che si spinge su una politica economica volta a portare il Paese a una sempre maggiore indipendenza dal greggio. Tra i settori in cui l’Arabia Saudita sembra più concentrata c’è proprio quello della mobilità elettrica, sulla quale sta investendo ingenti somme di denaro e stringendo accordi con numerosi soggetti internazionali su vari fronti.

Per dare un’idea del potere economico dell’Arabia Saudita basta ricordare l’incredibile progetto di Neom City, la metropoli a zero impatto ambientale che sorgerà del deserto e che a parte il caratteristico sviluppo su pianta allungata (sarà larga 200 metri e lunga 170 km). Un Paese che può costruire da zero una città così proiettata nel futuro, può fare tutto, o quasi. E se decide di diventare protagonista dell’auto elettrica, lo farà. Ma come?

arabia saudita, avanti tutta sull'auto elettrica (o forse no) Un rendering che mostra come sarà Neom City

Le collaborazioni con le Case straniere

I primi passi mossi dall’Arabia Saudita verso l’auto elettrica sono stati compiuti insieme ad altre Case. Tra le iniziative più importanti al momento in essere ci sono quella con Hyundai e con Lucid.

La prima vede coinvolta Hyundai Motors insieme all’università di King Abdullah Economic City, altra metropoli sorta dal nulla e realizzata secondo i più moderni concetti di smart city. Grazie a investimenti sostenuti dalla Aramco, la compagnia petrolifera saudita, si svolgeranno ricerche in tema di carburanti a basso impatto ambientale e soluzioni per incrementare l’efficienza dei powertrain ibridi.

La seconda, invece, ha come protagonista Lucid Motors. Il fondo di investimento saudita PIF detiene il 61% circa delle azioni della startup statunitense e, grazie al proprio coinvolgimento diretto, contribuisce in maniera determinante alla crescita del brand. In Arabia Saudita sorgerà la seconda fabbrica della Casa e il Paese ha già sottoscritto l’impegno ad acquistare almeno 100.000 esemplari Lucid nei prossimi 10 anni.

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Lucid Air in mostra nel nuovo studio dell’azienda a Riyadh, Arabia Saudita

Il primo brand saudita della storia

C’è molto di più di Hyundai e Lucid. L’Arabia Saudita, infatti, ha appena fondato la Ceer Motors: la prima casa automobilistica di origine saudita. Ceer costruirà esclusivamente auto elettriche. Lo farà in collaborazione con Foxconn e BMW, che forniranno rispettivamente componenti e tecnologie nei campi dell’infotainment e della meccanica.

Ceer produrrà auto a zero emissioni entro il 2025: saranno SUV e berline che saranno vendute in Africa del Nord e in Medio Oriente. La Casa, secondo le stime, dovrebbe arrivare a generare un fatturato complessivo di 8 miliardi di dollari nei primi 10 anni di attività e porterà alla creazione di 30.000 posti di lavoro.

Ora si lavora anche sulla rete di ricarica

In un Paese che spinge sull’auto elettrica è fondamentale che ci siano anche le colonnine. Senza infrastruttura, infatti, si va poco lontano. Si torna quindi all’accordo a cui si è accennato all’inizio: quello con Siemens. Electromin, società del gruppo Petromin che si occupa proprio della rete di ricarica pubblica, riceverà dall’azienda tedesca sia colonnine ad alta potenza e a corrente continua di tipo Sicharge D sia caricatori a corrente alternata di tipo VersiCharge AC.

arabia saudita, avanti tutta sull'auto elettrica (o forse no) Le colonnine Siemens Sicharge D

Siemens, che in portafoglio ha anche soluzioni di ricarica di tipo diverso come le colonnine per mezzi pesanti o dispositivi a induzione, è stata scelta a inizio anno anche dal Ministero dell’Energia e delle Infrastrutture degli Emirati Arabi e sta lavorando in quel Paese per creare un’infrastruttura ultrafast con potenze fino a 180 kW.

Durante la presentazione della collaborazione con l’Arabia Saudita, Karim Mousa, vicepresidente dell’aziende per il Medio Oriente ha dichiarato: “Non vediamo l’ora di lavorare con Electromin per contribuire alla realizzazione dei programmi di sostenibilità in Arabia Saudita. I veicoli elettrici sono la tecnologia chiave per decarbonizzare il trasporto su strada e Siemens è orgogliosa di fornire l’infrastruttura che accelererà la crescita dell’uso di veicoli elettrici e supporterà la Saudi Green Initiative”.

Transizione sì, ma con calma

Il New York Times, pochi giorni fa, avrebbe però scoperto una sorta di piano saudita contro l’auto elettrica. Il Paese mediorientale, di preciso, avrebbe finanziato negli anni centinaia di studi e ricerche volte a screditare le vetture a batteria e a rallentare la transizione.

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Ma come si spiega questa ingente campagna di disinformazione? Probabilmente, l’Arabia Saudita ha capito che il futuro sta ormai andando nella direzione dell’auto elettrica ed è davvero intenzionata a cimentarsi nella sfida della transizione per affermarsi come una delle protagoniste, ma allo stesso tempo sta cercando di sfruttare al meglio la posizione dominante attuale, che la vede tra le regine indiscusse del petrolio. Auto elettrica sì, ma con calma.

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