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Alla Cop27 si allarga il fronte per lo stop alle auto endotermiche

Tra Stati, città e aziende sono 210 i firmatari del patto per abbandonare i motori a combustione tra 2035 e 2040. Le novità dall'Egitto

alla cop27 si allarga il fronte per lo stop alle auto endotermiche

C’è anche l’auto elettrica tra i protagonisti della Cop27, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite, in scena a Sharm El-Sheik fino al 18 novembre. Un appuntamento, quello in Egitto, che conferma e aumenta gli impegni – non vincolanti – presi l’anno scorso a Glasgow, in Scozia, durante la 26esima edizione.

Il Regno Unito, padrone di casa del precedente summit, fa infatti sapere di aver allungato la lista di Paesi, città e aziende che vogliono fermare le vendite di auto e furgoni a combustione tra il 2035 (nei mercati avanzati) e il 2040 (nel resto del mondo).

Dai 130 del novembre 2021, ora sono oltre 210 fra Stati, amministrazioni locali e società ad aver firmato la “Zero Emission Vehicles Declaration (ZEVD)”. Tra le new entry spiccano Francia e Spagna, che così abbracciano il bando ai veicoli termici anche individualmente, al di là delle decisioni dell’Europa. Ancora assente l’Italia. Ma le novità non finiscono qui.

“No one left behind”

Prima di tutto, nasce la “Accelerating to Zero Coalition (A2Z)”, una partnership tra UK, High Level Action Champions team delle Nazioni Unite, Climate Group, International Council on Clean Transportation (Icct) e Drive Electric Campaign che unisce tutti i firmatari per aiutarli a mantenere la promessa fatta, attraverso workshop, indicazione di best practice e non solo.

“Ci sono ancora enormi opportunità nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo – commenta Alok Sharma, presidente della Cop26 – ed è per questo che sono lieto di annunciare la A2C. Questa coalizione fornisce ai Paesi gli strumenti per andare più lontano e più velocemente e garantire che nessuno venga lasciato indietro”.

Più assistenza e dialogo

La (ex) presidenza britannica della Cop26 lancia poi un pacchetto di misure a sostegno di mercati emergenti ed economie in via di sviluppo (EMDE). Tra le iniziative:

  • un impegno globale, portato avanti insieme a Stati Uniti, Germania, Giappone, Paesi Bassi, Corea del Sud e Svezia, per “mobilitare più assistenza e allineare i fondi esistenti”, con l’obiettivo di dare una mano all’elettrificazione dei Paesi EMDE;
  • una “ZEV Country Partnership” tra Regno Unito, Usa e India per accompagnare Nuova Delhi durante la transizione della mobilità;
  • una “ZEV Rapid Response Facility (ZEV-RRF)” per rispondere alle richieste di assistenza tecnica urgente e a breve termine dei Paesi EMDE, contribuendo a sbloccare progetti e finanziamenti;
  • una “ZEV Emerging Markets Initiative”, guidata dagli States, in collaborazione con UK e World Business Council for Sustainable Development, per promuovere il dialogo tra i Governi dei Paesi EMDE e aumentare gli investimenti nei veicoli a zero emissioni.

Basta petrolio

Ancora, viene sbloccata la prima tranche di progetti della “Global Facility to Decarbonise Transport” della Banca Mondiale, agevolato dai finanziamenti del Regno Unito annunciati alla Cop26. India e Ghana fra i destinatari principali.

Ultimo, ma non meno importante, è il piano di azione per il 2023 dello “Zero Emission Vehicles Transition Council (ZEVTC)” dell’Onu, che mette al centro infrastrutture, flotte e supporto alle famiglie per accelerare la decarbonizzazione dei trasporti.

Intanto, il Pianeta ringrazia già la ZEV Declaration: stando ai dati di BloombergNEF e riportati da Londra, il 2022 sarà l’anno record per le vendite di auto elettriche, che hanno già raggiunto il 13,2% del mercato globale nella prima metà dell’anno. Di questo passo, al 31 dicembre, saranno stati 1,7 milioni i barili di petrolio risparmiati, pari al 3,8% della domanda mondiale.

Un po’ di Italia

Continua come detto a mancare l’adesione dell’Italia, anche se tra i firmatari figurano 9 città della Penisola. Qui la lista ufficiale dei membri della A2Z.

  • Ancona
  • Bologna
  • Firenze
  • Genova
  • Milano
  • Napoli
  • Palermo
  • Roma
  • Torino

Fonte: Governo del Regno Unito

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