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Africa Eco Race 22. D5, Rest Day: Gerini, Svitko, Flick [VIDEO]

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Africa Eco Race 22. D5, Rest Day: Gerini, Svitko, Flick [VIDEO]

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Dakhla, Marocco, 22 Ottobre. Si arriva alla giornata di riposo di Africa Eco Race, e contemporaneamente ci si appresta a lasciare il Marocco alle nostre spalle. Tempo, dunque, di dedicare due parole a questo Paese. Della sua natura forte, dei suoi paesaggi da sogno, dell’incredibile ventaglio di opportunità geografiche e ambientali si è detto, scritto e letto in grande abbondanza.

Non si dice spesso della gente, invece, e quindi non ci resta che fissare la qualità nel momento magico di passaggio della Corsa. C’è chi ha detto che il Marocco, blindato per i due anni di pandemia, stava regredendo chiuso anche in sé stesso. Falso, non è vero. Il Paese è andato avanti, ha trasformato la lunga separazione tra gli uomini di tutto il Mondo in un trampolino, per tirarsi a lucido ed evolvere in funzione del momento della riapertura.

Le città sono ordinate, curatissime e accoglienti. Le infrastrutture efficienti, le strade perfette. La gente è gentile e accogliente, più discreta e disponibile. Abbiamo rotto la macchina, il meccanico di Zagora ce l’ha smontata mezza, ha riparato e ci ha chiesto l’equivalente di 40 euro! Si parla sempre meno francese e sempre più inglese, il caffè è talmente buono che Mr. Franco e io ci fermiamo spesso proprio per quello. Restano invariati il tè marocchino con il suo cerimoniale, l’insalata precisamente tipica e le tajine, i dolci e… scusate divago, le bellezze mozzafiato del Deserto, della Montagna, dell’Oceano marocchino. Se non ci dovete passare, date retta, inventatevi una scusa per venire e ritrovare il Marocco!

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Anche questo è un buon motivo per essere appassionati di Rally-Raid, e questo è l’ottimo motivo per amare Africa Eco Race. La corsa come fine o come pretesto vale tantissimo, almeno quanto può valere un’occasione straordinaria. Jean Louis Schlesser, al lavoro con suo figlio Anthony, ha saputo accordarla perfettamente al diapason delle meraviglie della disciplina e del territorio, alla passione per uno Sport che è unico e che, qui, ripropone intatto, eppure aggiornato, il fascino dell’avventura di viaggio trasfusa nella competizione. I Piloti apprezzano.

Tutti i partecipanti della carovana, dall’organizzatore all’ultimo degli uomini preposti ai controlli a timbro, apprezzano enormemente. Si chiama ambiente, si chiama atmosfera. Chiariamo anche un particolare: la corsa non è affollata, certi Campioni hanno soprasseduto. Merito dello sbarramento tecnico offerto dai calendari e da certe scelte che sono solo discutibili. Poco male, non necessariamente il bello, o il meglio, sta nell’abbondanza fine a sé stessa, o fine… ad altri fini. E poi sia chiaro, chi non c’è non sa cosa si è perso!

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Ah, sì, poi c’è la Gara, il Rally, il confronto agonistico. Maurizio Gerini, detto Gerry, Team Solarys, ligure dalle mani grosse e dal cervello fino, tra l’altro buon Pilota geneticamente sperimentato, è in testa alla 12ma edizione di Africa Eco Race. Per essere un debuttante sulle rotte che portano a Dakar è un risultato per certi versi sorprendente. Ma non inaspettato, questo è chiaro.

Gerini è partito bene e ha proseguito meglio, ha esperienza di Rally-Raid e va forte. E sulla sua strada ha trovato il migliore egli stimoli: un avversario che gli tiene testa e gli sostiene il ritmo, Stefan Svitko. Il migliore Pilota Slovacco e uno dei migliori “privati” in assoluto della disciplina, ha tra i suoi grandi pregi, che appunto gli viene dalla gavetta, quello di sapersi adattare e allineare alle situazioni più difficili. Contrapposto all’intelligenza tattica di Gerini, va in scena lo spettacolo sportivo di un grande equilibrio di strategie e velocità. Gerini ha vinto due tappe, Svitko una, l’italiano è in testa, lo slovacco secondo con un ritardo di 2 minuti e 40. Questo dopo cinque giorni di gara, quindi si può dire che il risultato di Africa Eco Race è ancora del tutto aperto, e che l’attuale differenza dei valori in campo non è affatto sufficiente a liquidare un Rally particolarmente tirato e difficile già dalla sua prima metà.

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Difficile, duro. Africa Eco Race, Ogni giorno da un punto A a un punto B. Non si gironzola nello stesso giardino e si guadagnano rapidamente le latitudini più basse della rotta che porta a Dakar. Per questo il Rally ha scarsa propensione per l’indulgenza e chiama tutti i suoi partecipanti ad una prova durissima, faticosa, esasperata dai chilometri, dalle difficoltà e dal gran caldo. Sono tutte costanti micidiali, variamente intensificate o addolcite dai livelli della navigazione. A volte molto complicata, altre più semplice e lineare, la navigazione gioca da sempre un ruolo chiave nell’esperienza del Rally. E se da una parte l’abbassamento del limite di velocità massima consentito, 150 km/h, aiuta la sicurezza, dall’altra non poter recuperare grazie a un motore più potente costringe a essere più lesti nel difficile e “navigato”. Si crea così una più solida piattaforma di sicurezza e di equilibrio agonistico. Come sempre, tuttavia, chi soffre è il meno preparato. Su questo non ci piove.

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Terzo assoluto al giro di boa è Xavier Flick, un francesino minuto e dall’aria furba che, figlio d’arte, sta volando sul programma di questo Rally che per il figlio di François Flick è purissima scuola. Flick corre nella categoria della Malle Motul. Quindi non ha assistenza e ogni giorno deve fare bene i conti con le risorse a sua disposizione. Meccaniche o fisiche che siano, tutte gravitano sulle spalle del Pilota solitario, che quindi adotta una strategia maggiormente “conservativa” e deve, quindi ed eventualmente, approfittare delle circostanze favorevoli. Una di queste è la dinamica chiave della quinta tappa. Gerini e Svitko, in bagarre gomito a gomito, si piantano nel pantano di un guado impossibile. Cercano a lungo la via d’uscita, ma invano, quindi tornano sui loro passi per cercare un’altra strada per l’attraversamento. Incrociano Flick, che viene da dietro e che si incarica di lavorare per il terzetto. Così a vincere la sua prima Speciale, non certo facile co i suoi 450 chilometri, è proprio il francese, che scrive così per la prima volta il suo nome nell’archivio di Africa Eco Race

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Vicende, e emozioni, alterne, per Alessandro Botturi. L’abbiamo visto, lodato e… sofferto. In corsa per collaudare la sua nuova Yamaha Ténéré 700, per gli amici T7, il Gigante di Lumezzane è già stato sia sull’altare che nella polvere. Ha vinto nella seconda Tappa e tribolato nella successiva quando è dovuto uscire dalla pista principale per recuperare un guasto. È stato sul podio della generale e si è visto sbattere indietro da una forte penalità. Ha ripreso, adesso è settimo assoluto, e fatto pace con sé stesso. In fondo Botturi, insieme a Pol Tarres, quinto, con la stessa Moto, è qui con un compito poco agonistico e molto futuribile: far superare alla nuova moto del Yamaha Ténéré World Rally Team l’esame di maturità prima di essere introdotta nell’alta società della clientela sportiva appassionata di Rally-Raid. La missione è delicata, ma non ci sono università migliori dell’Africa e di un grande Rally. Guarda caso Africa Eco Race.

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Inversamente parlando, dalla polvere all’altare, brutta giornata per Massimiliano Guerrini, caduto e ritirato. Il forte… ristoratore toscano saprà sdrammatizzare, è nelle sue migliori corde e, dopo essersi salvato dall’attacco dell’ultimo esemplare di Tigre di Chegaga o del Deserto marocchino, l’ha raccontato l’altro giorno a una platea vagamente scettica, saprà certamente trarre e diffondere l’insegnamento non appena arriva al bivacco di Dakhla. Bene, benissimo, invece, Francesca Gasperi, l’unica donna al mondo… pardon, all’Africa Eco Race, che si ferma solo dopo il gong della quinta ripresa. Decima assoluta a Dakhla, roba da far rizzare i capelli. Pensare che non l’hanno voluta alla Dakar…

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Dakhla, il bivacco in riva all’Atlantico. Il respiro (un po’ forte, per la verità) dell’Oceano. Non sarà facile decidersi a ripartire. Dopo cinque giorni di Marocco, è la volta delle cinque Tappe in Mauritania, se vogliamo dirla tutta l’esame di stato del Rally, la specializzazione all’ateneo del Deserto. All’arrivo in fondo al Marocco la maggior parte dei concorrenti non vede l’ora di riposare. Inevitabilmente succederà che, una dozzina di ore più tardi, non vedrà l’ora di ripartire!

Scusate, ora devo andare. Mr. Franco Acerbis ha invitato tutti gli italiani a cena, terrazza sull’Atlantico!

© Immagini Africa Eco Race – Alessio Corradini

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In collaborazione con Automoto.it

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