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Audi R8

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Addio all’Audi R8, l’ultima nata è diretta al Museo di Ingolstadt

Correva l’anno 2006 quando Audi, all’atteso Salone di Parigi – meta imprescindibile, in quegli anni, per presentare i nuovi prodotti a quattro ruote – ha mostrato al mondo la sua visione di supercar. La produzione iniziò effettivamente solo nel 2007 ma già era ben chiaro come quel modello sarebbe stato destinato a cambiare il DNA del marchio tedesco. Riprendeva concetti e idee provenienti dalla divisione Motorsport di Audi, per far sognare i clienti e accrescere il senso di sportività del brand. Erano anni diversi, in cui i marchi non temevano la sperimentazione, il rischio. Spesso di procedeva guidati dall’idea e, alle volte, anche dalla passione automobilistica di alcuni esponenti. La stessa passione che, però, oggi sembra sempre più mancare su molte proposte, troppo guidate da ragionamenti strategici o di marketing.

Design vincente

Forme slanciate, aggressive e futuristiche, capaci di emozionare, “vivacizzare” l’immagine fin troppo rigida e sobria di Audi di quel periodo. Non si era mai visto, fino a quell’anno, un costruttore “standard” cercare di alzare l’asticella fino a “pestare i piedi” ad alcune leggende come Ferrari, Porsche e Lamborghini. E proprio con quest’ultima risiedette la chiave del progetto, condividendo alcune soluzioni dell’allora Lamborghini Gallardo, come la piattaforma e la trasmissione, condensate in un’idea meno elitaria, più pop e borghese. Audi poi propose – per differenziare – un motore più in linea con la filosofia da supercar-GT che R8 voleva inscenare. Se da un lato la casa italiana offriva il solo dieci cilindri a “V”, Audi utilizzò per la nuova sportiva il proprio 4.2 V8 aspirato, capace di una potenza di 420 cv, con cambio manuale e trazione integrale, il tutto ad un peso inferiore a 1.650 kg. Successivamente fu introdotto anche il V10 riprogettato congiuntamente con la casa italiana e, dalla seconda generazione del 2015, la potenza crebbe fino a ben 620 cv per le versioni Performance, fino ad oggi commercializzate. Un’auto che non raggiunse mai numeri incredibilmente elevati (si parla di circa 40 mila immatricolazioni) dato il prezzo sempre abbastanza vicino a quello di marchi ben più prestigiosi, sebbene servì per innalzare l’immagine del brand nonché l’appeal su mercati fino a quel momento inesplorati.

addio all’audi r8, l’ultima nata è diretta al museo di ingolstadt

foto audi r8 2008

Eppure piacque, molto. Quantomeno come design, grazie al magistrale tocco di Walter de Silva che seppe modellare i prodotti Audi di quegli anni, imprimendo un linguaggio stilistico capace di legarsi al marchio fino ad oggi. Ad esempio, un elemento di stile ancora oggi presente sulla gamma, è la griglia single frame, particolare per il grosso profilo trapezoidale che predomina la vista frontale, o i fari led accigliati. Però c’è una fine a tutto. E nel caso di Audi R8 fa rima con elettrificazione. La piattaforma attualmente in uso e il motore V10 non prevedono margini di crescita, quindi automaticamente il progetto è destinato alla chiusura. Non si tratta però di un fulmine a ciel sereno, infatti Audi aveva già anticipato negli scorsi mesi che nel primo trimestre 2024 sarebbe calato il sipario sul celebre modello. E così è stato. Nella giornata di lunedì 25 marzo è stata prodotta l’ultima R8, nello stabilimento di Böllinger Höfe, a nord di Stoccarda. Si tratta di un modello V10 Performance quattro Edition, in colorazione Vegas Yellow, una delle tonalità più particolari della gamma. Ma non avrà una vita turbolenta, infatti Audi ha previsto un posto per lei nel celebre Museo di Ingolstadt, per rendere il giusto omaggio ad uno dei modelli più iconici e amati del brand. Non sappiamo ancora se l’eredità verrà raccolta da un futuro modello a elettroni ma, vista l’ostilità del mercato per le vetture realmente sportive, potrebbe anche chiudersi qui il percorso di R8.

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